Nella ricerca di una danza non più decorativa e acrobatica ma espressiva, di una danza “che fosse, attraverso i movimenti del corpo, espressione divina dello spirito umano”, Isadora si chiede come si sia potuto, con la deformazione delle abitudini corporali e mentali, fabbricare quelli che sono stati chiamati gli “incantevoli mostri”.
Questa perversione, osserva, comincia dal punto di vista tecnico, con la scelta di quella che costituisce la base di ogni movimento: “Ho finito per scoprire la molla centrale di ogni movimento, il focolaio della potenza motrice […]. La scuola di ballo insegnava che questa potenza si trova al centro del dorso, nella colonna vertebrale. È da questo asse, dicono i maestri di ballo, che partono i liberi movimenti delle braccia,delle gambe, del tronco e il risultato dà l’impressione di un burattino snodato. Questo metodo produce un movimento meccanico, artificiale, indegno dell’anima”.
Certo se si vuole che tutto il corpo segua l’impulso dell’“anima”, è un punto che sarà difficile collocare anatomicamente! Ma malgrado le spiegazioni piuttosto vaghe, sembra che per Isadora Duncan, se si vuole che il movimento obbedisca a una logica emozionale e non ad una logica meccanica, il centro di irradiazione debba trovarsi là dove le emozioni sono provate fisicamente col massimo di intensità: nei dintorni del plesso solare.