Il paradosso della didattica
Le scuole di pittura arrivano a essere molto dannose perché,
insistendo sulle regole tecniche e metodiche,
spengono la felice spontaneità e inconsapevolezza dell'arte,
e condannano l'allievo a una noiosa routine.
Lev Tolstoj
I rischi dell'insegnamento consapevole.
Oggi l’accento è messo univocamente sul verbo “insegnare”:
l’insegnante è uno che insegna, non è uno che ama una certa cosa e la insegna.

Penso che l’insegnamento dovrebbe essere una faccenda molto inconsapevole: bisognerebbe non accorgersi di stare insegnando. Se invece studio come insegnare, acquisto una consapevolezza troppo consapevole, che danneggerà ogni mia naturale inclinazione. Inoltre divento per forza di cose pedante e forse anche presuntuoso, se, nel momento in cui sto insegnando, mi dico continuamente: io sto insegnando!

Bisognerebbe insegnare e basta, buttarsi e stare un po’ a vedere quel che succede. E come nello sport: se devi fare una curva sciando, non ti metti a ripassare la teoria della gravitazione universale di Newton… Anche perché, se lo facessi, cadresti.

Devo ammettere che io sono, a priori e «naturalmente», contraria a qualsiasi forma di didattica intesa come scienza a sé stante, cioè come teoria. Penso che si possa insegnare un mestiere, ma nel senso che lo si può «passare» attraverso la pratica e l’esempio. Non certo attraverso uno studio tecnico-teorico, il quale non solo secondo me non è utile, ma può essere addirittura controproducente.

P. Mastrocola
da La scuola spiegata al mio cane