Il mezzo è il messaggio

Quello che conta non è ciò che dite alla gente;
è ciò che riuscite a farle fare.
Il vero contenuto di ogni esperienza didattica è il modo in cui viene fatta.
Per riuscire a comprendere quali tipi di comportamenti vengano promossi nelle classi, occorre abituarsi ad osservare quello che in realtà gli alunni fanno all’interno di queste. Ciò che fanno nella classe è quanto imparano (come direbbe Dewey), e ciò che imparano a fare costituisce il messaggio della classe (come direbbe McLuhan). Ebbene, che cosa fanno gli studenti nella classe?

Per lo più, stanno seduti ad ascoltare l’insegnante. In generale, si chiede loro di credere nelle autorità o per lo meno dimostrare di avere questa fiducia nel momento in cui sono sottoposti a degli esami. Soprattutto si chiede loro di ricordare. Non si pretende quasi mai che facciano osservazioni, formulino definizioni, o svolgano operazioni intellettuali più impegnative della ripetizione di cose che qualcun altro ha enunciate come vere.

È raro che gli studenti siano incoraggiati a porre domande importanti, e invece è permesso loro di chiedere chiarimenti su dettagli amministrativi e tecnici. (Quanto deve essere lungo il foglio di carta? Conta l’ortografia? Quando va consegnato il compito?). E’ praticamente inaudito che gli studenti svolgano una qualsiasi funzione nel determinare quali siano i problemi più interessanti da studiare o quali procedimenti debbano essere usati per valutare la preparazione dei candidati. Esaminate i tipi di domande che gli insegnanti pongono nelle classi, e vi accorgerete che per lo più esse sono del tipo che viene chiamato tecnicamente “domanda convergente”, ma che nondimeno potrebbe definirsi come “Indovina a che cosa sto pensando”. Ne riportiamo alcune qui di seguito, che sicuramente suoneranno familiari:

– Che cos’è un nome?

– Quali furono le tre cause della guerra civile?

– Quale è il fiume principale dell’Uruguay?

– Quale è la definizione di clausola non restrittiva?

– Quale è il vero significato di questa poesia?

– Quanti gruppi di cromosomi hanno gli esseri umani?

– Perché Bruto tradì Cesare?

Accade così che la principale occupazione degli studenti a scuola consiste nel cercare di indovinare che cosa l’insegnante vuole che essi dicano. Essi devono cercare di fornire in continuazione la risposta giusta.

Apparentemente, non importa se la materia è l’inglese, la storia o le scienze; per ogni materia, in generale, gli studenti fanno la stessa cosa. E dal momento che è indiscusso (anche se non pubblicamente) che il “contenuto” visibile di tali corsi viene ricordato solo raramente dopo l’ultimo quiz (nel quale si richiede che ci si ricordi solo il 65 per cento di ciò che è stato insegnato), è giusto affermare che l’unico insegnamento che viene impartito nella classe consiste unicamente in ciò che viene comunicato dalla struttura stessa della classe. E in che cosa consiste questo? Quali sono questi messaggi? Ne abbiamo riportati qui alcuni, sicuri che non riuscirete mai a trovarne nessuno tra i fini che gli insegnanti affermano ufficialmente di voler perseguire:

– Rispetto alle idee l’accettazione passiva è assai più desiderabile della critica attiva.

– Scoprire le cose da sé è al di là della capacità degli studenti e, in ogni caso, non rientra nei loro doveri.

– La memoria è la più alta conquista dell’intelletto, e l’assimilazione di “fatti” slegati costituisce il fine principale dell’istruzione.

– La voce dell’autorità ha un peso e un valore di gran lunga maggiori del giudizio indipendente.

– Le idee dei singoli alunni e quelle dei loro compagni sono incoerenti.

– I sentimenti non contano nell’educazione.

– Esiste sempre una sola, non ambigua Risposta Giusta a ogni domanda.

– L’inglese non è la storia, e la storia non è le scienze, e le scienze non sono l’arte, e l’arte non è la musica, e la musica e l’arte sono materie secondarie, mentre l’inglese, la storia e le scienze sono materie principali, e una materia è qualcosa che si “prende”, e quando la si è presa, la si “ha”, e se la si “ha” se ne è immuni, e non c’è bisogno di prenderla ancora. (Una teoria dell’educazione come vaccino?).

N. Postman
Dal Libro: L’insegnamento come attività sovversiva