Elogio del perdere tempo
Una riflessione su come viviamo il tempo scolastico in relazione ai ritmi della società.

Alcuni mesi fa la mamma di una ragazzina di 1° media venne a trovarmi in presidenza e parlando della nuova esperienza scolastica che stava vivendo la figlia mi disse: “Sa l’altro giorno mia figlia mi ha detto: “Mamma, gli insegnanti ci dicono sempre, forza ragazzi, dobbiamo spicciarci non possiamo perdere tempo, perché dobbiamo andare avanti. Ma mamma, dove dobbiamo andare? Ma avanti dove?” Dobbiamo davvero correre a scuola? Siamo sicuri che questa sia la strategia migliore? Dobbiamo per forza assecondare una società che ci impone la fretta a tutti i costi?

La scorsa estate, ho partecipato ad un corso di formazione residenziale sul tema “In compagnia di ozio, lentezza e poesia”.

Abbiamo così lavorato, abbiamo riflettuto e ci siamo confrontati per alcuni giorni sul bisogno e sulla necessità didattica di “rallentare e fare scuola più lentamente”. E abbiamo rilevato la necessità di proporre in questa epoca un nuovo modello pedagogico.

Si tratta di iniziare a ribaltare alcune pratiche educative e didattiche che ormai per inerzia sono entrate nelle consuetudini delle scuole. E si tratta anche di proporne alcune come il perdere tempo a parlare.

C’è, ad esempio, una fase, di solito la fase iniziale del 1° anno scolastico di un nuovo ciclo scolastico, in cui tutto il tempo perso a parlare e ad ascoltare i ragazzi nelle loro storie personali è preziosissimo. È il tempo della scoperta, della conoscenza dei vissuti personali, della elaborazione di buone regole comuni del vivere insieme. Perdere tempo senza “fare il programma” (uno dei principali motivi d’ansia dei nostri insegnanti) non è di certo perdere tempo. Ci sarebbe molto da riflettere, a tal proposito, su tutte quelle attività di cosiddetta continuità fra i diversi gradi di scuola… se poi non perdiamo tempo a conoscere i nostri ragazzi!!

G. Zavalloni
http://www.scuolacreativa.it