Per adattare un’analogia del filosofo austriaco Otto Neurath, siamo come marinai su una nave che ha lasciato il porto tanto tempo fa e adesso avrebbe urgentemente bisogno di riparazioni. Vorremmo poter tornare alla darsena e farla risistemare perfettamente – organizzare la nostra vita come ci piacerebbe che fosse – per poi ripartire. Invece siamo costretti a riaggiustarla alla meglio a metà viaggio, cioè ad avvicinarci per gradi alle persone che vorremmo essere.
Un utile cambio di prospettiva è quello di imparare a sopportare il disagio di fare le cose in modo imperfetto considerandolo un progetto di miglioramento in sé. Da questo punto di vista, la qualità che contraddistingue l’attivista di successo (o il ginnasta, il riordinatore o qualsiasi altra cosa) è proprio la sua capacità di resistere alla tentazione di chiedere a se stesso la perfezione, e di considerare ogni minimo risultato decisamente preferibile alla sua unica vera alternativa, che è non fare nulla.