Non appena qualcosa viene impresso sulle pagine dei libri di medicina, i professori delle scuole mediche di tutto il paese lo insegnano agli studenti di medicina e ai dottori nei corsi post-laurea; una volta divenuti medici praticanti, questi impressionabili tirocinanti ignorano sbrigativamente ogni contraddizione con questo corpo di conoscenza ortodossa.
La fede incondizionata nella conoscenza medica “istituzionale” è radicata talmente in profondità che molti medici non prendono nemmeno in considerazione la lettura di qualcosa proveniente da fonti che non considerano degne di produrre nuovi concetti medici. E se, per caso, si imbattono in una tale informazione, e se contrasta con troppi dei concetti approvati dalla maggior parte dei loro colleghi e dei libri di testo, allora la accantonano in tutta fretta, ritenendola ridicola.
In qualità di medico praticante da più di venticinque anni, posso assicurare al lettore che praticamente ogni dottore teme, più di ogni cosa, di essere messo in ridicolo presso i propri colleghi. Questo timore, più di qualunque altro fattore che riesco a immaginare, sembra soffocare quasi completamente il pensiero medico indipendente.