Veramente finto
Una delle conseguenze della perdita della corporeità è l’incapacità di distinguere il vero dal finto. O addirittura una predilezione per quest’ultimo.
Un certo numero di isole tropicali sono ora di proprietà e sotto il completo controllo di aziende che organizzano crociere così che solo i loro passeggeri possono sbarcarvi: le isole sono descritte come «disneyane in maniera rassicurante»; sono già parecchie, ma altre si aggiungeranno sicuramente all’elenco.

In effetti, la stessa Disney si è aggiudicata Gorda Cay nei Caraibi e l’ha ribattezzata Castaway Cay per la sua società di crociere, che ha iniziato ad operare nel 1998: vi si trovano il «Cookie’s Bar-B-Que», la «Teen Beach» e «Marge’s Barges and Sea Charters», non certo venditori ambulanti, né costruzioni abusive, nulla (tranne forse una burrasca poco disposta a collaborare) che possa rovinare una «vacanza perfetta». Non c’è bisogno di denaro contante, tutto può essere addebitato in conto, in modo tale che le «vere» isole dei Caraibi impallidiscono al confronto. Secondo un turista: «St. Maarten non è stata molto bella […]. Era sporca. I negozi erano pieni di paccottiglia». E un altro: «La Giamaica ci è sembrata piuttosto malmessa».

Sulle isole simulate i bagni sono pulitissimi, il cibo e le bevande sono portati a terra dalla nave, il servizio è fornito dall’equipaggio della nave. C’è perfino un surrogato di mercatino; gli indigeni (presumibilmente accuratamente scelti e istruiti perché ben poco rimanga delle loro vera cultura) si imbarcano da un’isola vicina per fornire il personale. Su una delle isole, «una replica di una nave del XVI secolo [è stata affondata di proposito] nella baia per dare un brivido agli amanti delle immersioni». Più recentemente è stato affondato un aeroplano. Un certo accademico guastafeste (un antropologo) ha descritto una visita a un’isola del genere come un’«esperienza virtuale» e si è lamentato che i turisti «non vogliono vedere le conseguenze del colonialismo: la miseria, la prostituzione».

Naturalmente continuano ad esserci turisti, e più in generale consumatori, che vanno alla ricerca di ambienti autentici e riescono anche, per lo meno fino ad un certo punto a trovarli. Tuttavia, le visite ai siti autentici tendono ad essere più costose di quelle nelle località simulate e, per di più, sarà probabilmente sempre più difficile trovarli. I luoghi turistici autentici faranno probabilmente la fine delle grotte di Lascaux. Oppure saranno con ogni probabilità modificati a tal punto dalla necessità di provvedere alle esigenze di tanti turisti da divenire versioni simulate degli originali.

Lasciando da parte il settore turistico, le nuove comunità esclusive sono per la loro stessa natura delle simulazioni (comunità artificiale, alberi e arbusti importati), alcune delle quali tentano anche di offrire un tema o un aspetto particolare. Shady Canyon, in California, con un aspetto da cittadina di campagna surrogata, ha le strade strette prive di marciapiedi, scarsa illuminazione stradale e una disposizione delle abitazioni che si adatta alla topografia locale. Coto de Caza ha sentieri per l’equitazione, anche se pochi dei residenti possiedono cavalli. Secondo il vicepresidente del marketing e delle vendite della comunità: «La maggior parte dei residenti non possiede cavalli, ma apprezza l’idea di vivere in una zona attrezzata per l’equitazione». La comunità è stata costruita tenendo conto degli alberi preesistenti e, dove questo adattamento si è rivelato impossibile, gli alberi sono stati trapiantati. In questo «Nuovo ruralismo» l’obiettivo è quello di creare nuove comunità che assomigliano, simulandole, alle comunità del bel tempo andato. L’aspetto rurale può comprendere cavalli, verande, una piazza e negozi che si possono raggiungere a piedi dalla propria abitazione.

La simulazione è ciò che definisce la città disneyana Celebration, e anzi quando si crea un’intera comunità simulata si passa a un livello assolutamente nuovo di spettacolarità. Fare un viaggio per visitare un singolo ambiente simulato può essere una cosa che fa colpo, ma non è nulla a paragone del trascorrere la propria vita in una comunità completamente simulata. «L’ingresso alla cittadina sembra preso da un film della Disney, con palizzate, lampade stradali in ferro battuto, giardini lussureggianti e un’antica cisterna di legno sopraelevata, tutte cose che servono ad attrarre la gente presentando una visione di tempi in cui tutto era semplice». Il carattere simulato della cittadina è evidente soprattutto nel fatto che ci sarà un municipio a Celebration, ma non ci sarà alcun tipo di governo municipale. La brochure pubblicitaria della cittadina chiarisce che cosa vi viene simulato:

C’era una volta un luogo nel quale i vicini salutavano i vicini nella quieta luce del tramonto. Dove i bambini inseguivano le lucciole. E le sedie a dondolo nelle verande fornivano un rifugio sicuro dai problemi della giornata. Il cinema proiettava cartoni animati la domenica. Il droghiere faceva servizio di consegna a domicilio. E c’era una maestra che sapeva sempre che c’era qualcosa di speciale in te. Te lo ricordi?

Ciò che viene promesso è una riproposizione del mondo precedente la seconda guerra mondiale, l’America delle cittadine di provincia. Ciò è anche evidente nello stemma della cittadina (i cui diritti sono di proprietà della Disney), che consiste di«una scenetta di una ragazzina con la coda di cavallo, in bicicletta, che passa davanti a una palizzata all’ombra di un’ampia quercia, mente il suo cagnolino la insegue».

Come nei parchi tematici della Disney, i venditori che accompagnano i futuri acquirenti a visitare le case sono «membri del cast». Prima di fare un giro del luogo, i possibili acquirenti vedono un film; ecco la sceneggiatura:

Le nostre memorie d’infanzia. C’è un luogo che ti riporta a quel tempo innocente. Un luogo nel quale la decisione più importante riguarda la scelta se giocare a prendere a calci delle lattine o a prendere d’assalto una collina. Un luogo di mele caramellate e di zucchero filato, di fortini segreti e di gioco della campana giocato per strada. Quel luogo è nuovo qui, in una nuova cittadina chiamata Celebration.

Celebration. Una nuova cittadina americana di feste di quartiere e parate del 4 luglio. Di cene a base di spaghetti e di vendite delle torte nelle scuole, di lecca lecca e di lucciole imprigionate in un vaso. E anche se non possiamo tornare a quei tempi, possiamo raggiungere un luogo che abbraccia tutte queste cose. Un giorno, 20000 persone vivranno a Celebration. E per ogni singolo individuo questa sarà la casa, dolce casa.

La glorificazione della tradizione operata da Celebration non si ferma all’architettura, alla brochure o al video di presentazione. C’è una Celebration Foundation che si occupa delle iniziative culturali della città e ha il compito di creare organizzazioni come Club Rotary e gruppi di Boy Scouts, oltre al giornale della cittadina (che sarà sotto il controllo della Disney Corporation).

Le case di Celebration sono contraddistinte da numerosi elementi simulati: in una versione, ad esempio, le porte a pannelli di ogni stanza sono in finto legno, le doghe che rivestono l’esterno sono di cemento armato. Con gli esterni simulati a questo modo (ad esempio le verande rustiche) queste case vengono descritte come «rustiche all’esterno, aziendali all’interno».

La cittadina è stata descritta in termini che non lasciano dubbi sulla sua natura di simulazione:

Tutta la patetica lotta per dotare di una tradizione la cittadina non ha rivelato che un vuoto al suo centro, l’assenza di un fine in buona fede come quello che ha portato alla fondazione della maggior parte delle città. Naturalmente, la «buona fede», come l’«autenticità» e il «rigore», sono un concetto complesso a Celebration. Che significato possano avere parole del genere in una città la cui storia retroattiva, la cui tradizione è quella dell’azienda di intrattenimento che l’ha fondata, il cui lago è stato creato con una diga e il cui ruscello scorre grazie ad acqua che viene pompata, i cui creatori dicono «stile di vita» invece di «vita» e inseriscono l’espressione «un senso di» prima di ogni principio fondamentale? Celebration è reclamizzata come appartenente alla grande tradizione americana di fondazione di città, ma è una cittadina che non ha per missione il perseguimento dei profitti, o la libertà religiosa o politica, o una qualsiasi idea che vada al di là di un senso di comunità confortevole. La sua ambizione è, alla fin fine, quella di non essere altro che un surrogato di cittadina.

G. Ritzer
Da: La religione dei consumi