E’ come dire che Shakespeare è meglio di un pacchetto di Corn Flakes. E’ una verità umana, non scientifica, ma confermata dall’evidenza e accettata come tale da secoli”. Alain De Botton, senza avere la presunzione di voler riscrivere la storia dell’architettura, cerca di identificare dei canoni estetici generali, come aveva fatto Andrea Palladio nel Cinquecento. E non disponendo degli strumenti di un addetto ai lavori, parla di edifici o di case con attributi umani, definendo spazi, arredi o oggetti “cattivi”, “generosi”, “sereni”, “divertenti”. E sottolineando la connessione tra la loro bellezza e la felicità che possono dare. “I due concetti non sono isolati, come molti architetti pensano. E visto che gli oggetti materiali hanno un carattere, proprio come le persone, sembra appropriato porsi la domanda: “Se fosse un essere umano mi piacerebbe?”