Se fosse un essere umano mi piacerebbe?
Siamo tutti altamente sensibili
ai messaggi in codice
emanati da ciò che ci circonda.
Alain De Botton
Il fallimento dell’architettura contemporanea sta nell’incapacità di costruire edifici a misura d’uomo.
“Quando ho interrogato gli architetti sui parametri di bellezza architettonici, mi sono sentito rispondere che non potevo farmi questo tipo di domande, perché la bellezza estetica è una questione soggettiva. Ma non siamo forse tutti d’accordo nel dire che Venezia è una città oggettivamente attraente? O che Francoforte, al contrario, non lo è per niente?

E’ come dire che Shakespeare è meglio di un pacchetto di Corn Flakes. E’ una verità umana, non scientifica, ma confermata dall’evidenza e accettata come tale da secoli”. Alain De Botton, senza avere la presunzione di voler riscrivere la storia dell’architettura, cerca di identificare dei canoni estetici generali, come aveva fatto Andrea Palladio nel Cinquecento. E non disponendo degli strumenti di un addetto ai lavori, parla di edifici o di case con attributi umani, definendo spazi, arredi o oggetti “cattivi”, “generosi”, “sereni”, “divertenti”. E sottolineando la connessione tra la loro bellezza e la felicità che possono dare. “I due concetti non sono isolati, come molti architetti pensano. E visto che gli oggetti materiali hanno un carattere, proprio come le persone, sembra appropriato porsi la domanda: “Se fosse un essere umano mi piacerebbe?”

A. Paudice
da La Repubblica