Il centro di una casa evidentemente non si decide d’autorità e non dovrebbe certamente essere l’architetto a deciderlo, ma la famiglia che la abiterà. A certe famiglie piace aprire lo spazio fra cucina, sala da pranzo e salotto, perché è il luogo in cui si svolgono le attività della famiglia e il frigorifero è il punto di attrazione: è il centro della casa per la famiglia media di oggi. In altre case, il ruolo di Hestia è tenuto dal televisore; altre avranno vita solo nello studio e nella sala da gioco del seminterrato e presto, forse, il computer riceverà gli onori dell’altare famigliare.
Hestia corrisponde a ciò che, in una casa, è al centro degli affetti, dei bisogni, delle preoccupazioni e delle attività. Per aiutare a situare Hestia, ci si può porre la domanda seguente: quando ci allontaniamo dalla nostra casa, qual è l’immagine che ce la rappresenta? Il centro della casa si rivelerà nell’immagine della casa ricordata dai membri della famiglia.
Con Hestia siamo nel campo del collettivo. È Artemide, e non Hestia, che si preoccupa delle esigenze di solitudine e di autonomia. Quel che importa a Hestia è il gruppo, il noi, la riunione felice di coloro che condividono uno stesso spazio. L’architettura ispirata da Hestia dovrebbe riflettere questa personalità collettiva piuttosto che quella dell’architetto.