La mente passa su punti successivi nello spazio, ed è questo che ci dà il movimento. Ma quando abbiamo ottenuto il movimento s’è ottenuta l’espressione, poiché i nostri movimenti sono le più semplici, le più istintive e le più universali forme che conosciamo. Identificato con noi stessi, il movimento ha un significato, e la linea, attraverso il movimento, diviene un gesto, un atto espressivo.
Così, per esempio, si riconoscono le curve di una voluta come ardite o deboli, tese o rilasciate, possenti, fluenti e così via: sono i termini con cui le lodiamo e le condanniamo, ma se riconosciamo loro queste qualità è per un’inconsapevole analogia con i nostri propri movimenti, poiché è soltanto nei nostri corpi che conosciamo la relazione della linea – o movimento – con il sentimento che essa esprime.