La personalità delle forme
La tradizione di paragonare i mobili e gli edifici agli esseri umani può essere ricondotta a Vitruvio.

Che associava ognuno dei tre principali ordini classici a un archetipo umano o divino della mitologia greca. La colonna dorica, dal capitello liscio e dal profilo rozzo, aveva il suo equivalente in Ercole, l’eroe nerboruto e marziale: la colonna ionica, con le decorazioni della base e le volute del capitello, corrispondeva all’imperturbabile e matura Era; e la colonna corinzia, quella più lavorata, dal profilo più alto e slanciato, aveva il suo corrispettivo nella bella dea adolescente Afrodite.

In omaggio a Vitruvio, durante i viaggi in macchina potremmo vincere la noia cercando l’appropriata controparte umana dei pilastri dell’autostrada. A reggere un ponte potremmo scorgere una donna sedentaria e allegra oppure un contabile nervoso, puntiglioso e autoritario.

Possiamo giudicare la personalità degli oggetti da caratteristiche apparentemente irrilevanti (uno spostamento di pochi gradi dell’inclinazione del bordo può trasformare un bicchiere da vino da modesto in arrogante) perché abbiamo acquisito questa abilità in relazione agli esseri umani, il cui carattere è deducibile da aspetti microscopici della pelle e dei muscoli.

A. de Botton
dal libro “Architettura e felicità”