Le periferie denunciano costantemente, a Varsavia come a Gallarate, di non credere in se stesse, di essere coscientemente delle gabbie per polli e però di imbellettare i propri casermoni con una retorica che suona falsa al primo angolo. Il problema delle periferie è la loro falsità. Ogni periferia auto costruita, perfino una orrenda bidonville ha più dignità, cioè esprime uno sforzo vero, umano, di abitare e non un’utopia zoppa che alcuni progettisti applicano ad altri uomini, il cui destino abitativo non vorrebbero senza dubbio condividere. Si tratta di una costruzione consapevole della bruttezza, di una sfida a millenni di sapienza del costruire e dell’abitare. Ripeto, gli abitanti, lasciati a se stessi finiscono per fare meglio.