Il corpo come centro dell'architettura
L’ordine, che è nascosto e implicito in natura, l’architettura lo rende cosa manifesta
e fornisce la perfetta corrispondenza fra l’atto di visione e l’atto di comprensione. Di qui risultano le leggi di coerenza in architettura, ciò che si abbraccia simultaneamente con lo sguardo deve venire anche simultaneamente compreso dalla mente.

Di tutti gli stili del costruire che siano mai stati creati, le forme di Grecia e di Roma, con quelle del Rinascimento dopo di esse, furono sotto questo aspetto le più esatte e rigorose. Esse sono di conseguenza lo strumento più adeguato per conferire chiarezza a idee, benché varie, di funzione e di scala. Nel futuro vi saranno senza dubbio altri strumenti. Infatti, se lo scopo del disegno classico poté essere perpetuamente ampliato fino al secolo XVIII, non è probabile che la storia di esso sia chiusa. Ma prima noi dobbiamo sradicare un secolo di logica mal collocata. L’architettura dev’essere percepita sensibilmente ma, semplicemente, le “teorie dell’arte” hanno smussato la percezione sensibile senza raggiungere forza intellettuale.

L’architettura che è ampia, massiccia e coerente, e il cui ritmo corrisponde al nostro godimento, ha avuto la sua migliore e più adeguata espressione in due periodi: l’antichità e il periodo di cui l’antichità forma la base – due periodi in cui il pensiero stesso era umanistico. Il centro di quell’architettura fu il corpo umano; il suo metodo quello di trascrivere in pietra le condizioni favorevoli al corpo, e gli stati d’animo di forza e riso, vigore, terrore e calma, poterono prendere in essa forma visibile. Averli scelti nobilmente e definiti chiaramente sono le due caratteristiche dello stile classico. L’architettura antica eccelle per la perfezione del definire, l’architettura del Rinascimento per la larghezza e per il coraggio della sua scelta.

Geoffrey Scott
Dal libro L’Architettura dell’umanesimo