Le città diventano creative se anzitutto mantengono un equilibrio tra il vivere quotidiano e l’irruzione dello straniero, tra una dimensione domestica e l’accoglienza. Se questa dimensione conviviale viene tramutata in brand se ne ha immediatamente la falsificazione, che potrà, badiamo bene, essere anche efficace sul piano commerciale, ma che a un certo punto priverà di energie l’intera vita sociale e cittadina.
Oggi Barcellona è a un bivio piuttosto complicato. La rivoluzione che in essa hanno compiuto gli architetti è stata assorbita dalla brandizzazione a cui gli stessi architetti e amministratori hanno creduto fin troppo. Se trasformi la tua città in un logo, prima o poi è meglio che vai a vivere altrove.