La vera povertà culturale si manifesta spesso come assenza totale di culto ad Afrodite: non ci sono oggetti belli nei luoghi desolati, e ciò che esprime grazia o delicatezza viene presto o tardi distrutto, sporcato o ridicolizzato.
Al di sotto di una certa soglia, la bruttezza e lo squallore minacciano la salute psichica e sopraggiungono depressione e indifferenza nei rapporti interpersonali. Agli occhi del depresso il mondo ha perso non solo la sua affidabilità, ma anche il suo fascino. Perché nell’aiutare il depresso a recuperare l’appetito o il sonno non includiamo nella nostra terapia elementi afroditici?
Gli Arabi avevano compreso già nel IX e X secolo che un giardino fiorito, la compagnia di poeti e musicisti e una buona tavola sono essenziali nei luoghi di cura. Nella nostra cultura, che privilegia la potenza civilizzatrice di Apollo e trascura quella di Afrodite, la maggior parte degli ospedali, dei luoghi di lavoro e spesso delle abitazioni somigliano più a caserme che a templi di Afrodite.