Anche senza considerare i simboli del governo che lo patrocinò avvertiremmo quasi certamente qualcosa di minaccioso, aggressivo e insolente in quel colosso neoclassico di oltre centocinquanta metri. Ventun anni – e una guerra – dopo, nel suo padiglione tedesco per l’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958, Egon Eiermann fece ricorso a un terzetto di metafore completamente diverse, l’orizzontalità per suggerire calma, la leggerezza per implicare un senso di dolcezza e la trasparenza per evocare la democrazia.
Quindi materiali e colori sono così eloquenti che si può utilizzare una facciata per dire come dovrebbe essere governato un paese e quali principi dovrebbero guidarne la politica estera. I telai delle finestre e le maniglie delle porte possono esprimere concezioni politiche ed etiche. Un’astratta scatola di vetro su un piedistallo di pietra può cantare un peana in favore della tranquillità e della civiltà.