Addomesticare i luoghi brutti
Non sono solo i luoghi a dare forma alla gente, ma anche il contrario.
Un grande scrittore siciliano, Elio Vittorini, diceva in un romanzo sulla sua terra, Le città del mondo, che città belle producono «gente bella», ma città brutte producono pericolosamente «gente brutta».

Belle strade o brutte architetture, palazzoni disumani o magnifici sentieri in mezzo ai monumenti sono in grado di determinare una convivenza buona o cattiva, una maggiore tolleranza tra le persone o invece conflitti e tensioni.

Però, c’è un però, gli abitanti possono sempre investire tanta energia in un quartiere o in una zona da trasformare un luogo poco gradevole in un mondo pieno di vita e di varietà. L’attività paziente dell’abitare è in grado, con il passar del tempo, di rendere vivibili anche i luoghi più selvaggi e le periferie più brutte.

Insomma all’affermazione precedente, a proposito dell’influenza reciproca tra città e abitanti, occorre sempre aggiungere la considerazione che gli abitanti riescono ad addomesticare, con rare eccezioni, in un modo o nell’altro, con più o meno fatica, il posto in cui abitano.

F. La Cecla
Dal libro: Contro l’architettura