Lo sciamano non è psicotico, ma è in qualche modo disturbato, i coreani la chiamano “la malattia di Dio”, mostrando comportamenti peculiari fin dalla nascita e sperimentando, in giovane età, possessione spiritica, trance e crisi epilettiche. Durante la gioventù è apprendista di uno sciamano anziano, che lo addestra in pratiche occulte. Dopo aver sentito una chiamata da un dio o da uno spirito, l’apprendista si ritira nel deserto o nei boschi a meditare in solitudine, spesso vivendo una sorta di prova spirituale, come un viaggio agli inferi. Tutto ciò culmina in una rinascita spirituale dalla quale lo sciamano emerge con una forza interiore e una sconcertante sensibilità, intensità emotiva e distacco. Così trasformato, il diplomato sciamano ritorna alla tribù per rivendicare il suo posto come stregone.
Quindi lo sciamano è un “guaritore ferito” che ha conquistato una malattia e ha imparato ad usarla come veicolo per il bene degli altri.