“La scuola possibile” avrà pochi bambini, massimo 15-18 per classe “in modo da riservare a ognuno un’attenzione particolare, che si traduce in una didattica fondata sul rapporto di collaborazione attiva tra allievi e maestri” spiega Milani. Gli insegnamenti saranno suddivisi su cinque aree: alfabetizzazione, immagine, scienza, suono e movimento. Di anno in anno, i piccoli allievi faranno un numero sempre crescente di attività in inglese. Si entrerà a scuola alle 8 e si uscirà alle 17, e si faranno solo tre moduli di lezione da 80 minuti, intervallati da lunghe pause per mangiare e giocare. Ma i veri elementi di novità sono altri.
In questa nuova scuola non sarà necessario portare lo zaino, perché i materiali didattici ci saranno già. Del resto, gli studenti non avranno bisogno di portare nulla a casa propria, perché non dovranno fare alcun esercizio: “Oggi i compiti non sono per i bambini, sono per le famiglie che devono assistere i propri figli nello svolgimento di lavori su cui i piccoli non possono essere autonomi” spiega la responsabile.
Insomma, il movimento contrario ai compiti ha trovato non solo dei sostenitori ma addirittura una scuola che intende mettere al bando gli esercizi da fare a casa. Anzi, “La scuola possibile” non vuol più sentir parlare nemmeno di voti: “La valutazione assume un’identità diversa: gli esami si trasformano in progetti, diventano momenti di verifica attiva, strumenti interpretativi per una relazione di cui sono autori tanto i bambini quanto gli adulti”.