Non aspettare come forma di rispetto
In alcune occasioni, e con alcune persone, il non aspettare è più rispettoso che aspettare.

Durante un fine settimana Alice ed Eric furono invitati a colazione da amici che vivevano in un villaggio vicino a Oxford, e poiché Eric sarebbe dovuto rientrare a Londra prima di Alice, decisero di andarci con due macchine. Alice non era sicura della strada, e chiese a Eric se poteva stargli dietro. Di solito lui guidava la sua BMW tenendosi nella corsia di sorpasso dell’autostrada, e dunque si irritò quando capì che avrebbe dovuto guidare piano per consentire alla Volkswagen Maggiolino di Alice di stargli dietro.

Alle uscite, vedeva Alice nello specchietto retrovisore guardare attentamente da entrambe le parti prima di avanzare. «Che vecchietta», mormorò fra sé. A una rotatoria vicino Reading, il motore del Maggiolino si spense e Alice perse di vista Eric e l’uscita da prendere. Quando lui notò che non c’era più, imprecò ancora contro di lei ma non tornò indietro. Sapeva che lei aveva l’indirizzo, le indicazioni giuste e la cartina, e che quindi alla fine sarebbe arrivata a destinazione. Preferì accelerare piuttosto che recitare il ruolo del genitore nei confronti di Alice e delle sue carenze.

Era logico che l’approccio di Eric fosse il contrario di quello sentimentale (e cioè provare pena per i deboli), e che al contrario rispettasse quelli che avevano superato gli ostacoli con dignità e forza di carattere.

A. De Botton
Dal libro Il piacere di soffrire