Corpi vissuti con ironia
Trieste ha un rapporto particolare con il corpo.
Quella che altrove sarebbe una passeggiata qui diventa una spiaggia: al posto dell'arenile, una lunga striscia di pavé tappezzata di bagnanti che prendono il sole a pochi metri dalla strada, i vestiti in macchina, i tavolini da picnic e i lettini portati da casa. Ma osservate bene i corpi: non sono corpi trattati, sono corpi veri, esibiti al naturale. Tutta roba biologica, insomma.

L’edonismo dei triestini è una filosofia che schiva cosmesi e chirurgia estetica, è una ricerca del benessere che non ha nulla a che vedere con il salutismo contemporaneo né con la tornitura eseguita nelle palestre in ossequio alla nuova legge del fitness. Il piacere delle persone che stiamo osservando viene da un sentimento di partecipazione alle cose della natura, a un sentimento di appartenenza, di totale fusione con il mare.

Le facce sono cambiate, eppure i corpi sono gli stessi. Corpi rilassati, disinvolti, rapidamente assuefatti allo spirito del luogo. Corpi disinibiti non per moda, bensì per un sottile senso dell’ironia. Corpi goduti, vissuti con piacere, ma mai presi troppo sul serio né da chi li mostra né da chi li ammira. Anche il più muscoloso dei triestini sa che il suo fisico non è un attrezzo di cui dispone, ma l’involucro in cui è venuto al mondo, l’unico punto dello spazio da cui può pronunciare la parola io.

M. Covacich