Come il surf cambia la mente
Fui ipnotizzato da una cosa sola, dalla gioia,
dalla gioia di vivere di quei pesci che scivolavano
nell'acqua con felicità giocosa.
Quale civiltà ci porterà a tali altezze di agilità
e riso comune, così come questi pesci hanno saputo fare?
D. H. Lawrence
Chi avrebbe mai immaginato che il surf sarebbe servito a vincere il premio Nobel?
Con il surf impariamo che la conoscenza nasce corpo a corpo, nel flusso della corrente (come dice il tao) e non sulle sponde aride del pensiero oggettivo e concettuale (come piace alla logica europea).

In California un signore non molto portato per l’ortodossia che si chiama Kary Mullis un bel giorno, folgorato sulla via da Berkeley alla Anderson Valley, si ritrovò scolpita nella mente la formula del Pcr (reazione a catena della polimerasi) che portò la scienza ad espandere la propria conoscenza del dna e Mullis stesso a conquistare, ridendo e scherzando, il premio Nobel per la chimica.

Il suo libro “Ballando nudi nel parco della mente” evidenzia proprio la totale assenza di contraddizione fra profondità e leggerezza, fra ricerca scientifica ed energia vitale.

Noi crediamo ferocemente che per espandere il nostro set antropologico sia fondamentale sposare l’intelligenza inventiva con un’intensità fisica che soltanto lo sport può fornirci. La visione creativa con il pragmatismo adrenalinico. Proprio come Kary Mullis, che non mette tanto così di distanza fra la passione per la biochimica e quella per il surf.

Badate bene che il surf non è minimamente un hobby, ma piuttosto una forma mentale. Perché il surf ci insegna che, così come sarebbe evidentemente rovinosa per affrontare le onde, la rigidità non è meno rovinosa per il nostro organismo e la nostra mente. Il surf ci allena ad abbandonare il pensiero meccanico e a pensare secondo forme dinamiche e istantanee. E questo alla fine fa tutta la differenza del mondo, sia se stai cercando la struttura del dna sia per un bel mucchio di altre cose.

F. Bolelli