Nessuno mi aveva avvertito
Che non avrei più potuto essere quello di prima. Neanche volendo.

A me nessuno m’aveva avvertito. Ne avevo già fatti parecchi di corsi e seminari. Più o meno belli e interessanti. Dallo yoga alle ultime innovazioni neurologico/scientifiche arrivate fresche fresche dagli States. Tutte robe così diverse dal solito tran tran a cui ero abituato. E tutte con risvolti molto interessanti. Più o meno tutte mi lasciavano sempre una voglia di riprovarci mischiata ad una sensazione più o meno netta di aver di fronte una spianata di nuove possibilità intriganti ed inaspettate. Eccitante è la definizione giusta. Ci ripensavo e mi convincevo ancora di più.

Le consiglierei tutte a tutti, per dire. Più o meno come provare un ristorante vegetariano o la cucina macrobiotica. Per poi rituffarsi in una frittura di porcini o in un bollito da mezzo chilo. Provare il super biologico e notare le infinite differenze da un Mac Donald dei più infimi. Tutte robe che servono.

E poi tornare a casa col carrello della spesa pieno di cibi esotici e bio e macro per poi, pian pianino, tornare alla normalità fatta di pasta e scaloppine.

Ma l’anatomia esperienziale no. Non scherzateci. Non è da prendere sottogamba. Tutto il resto è una piacevole breve alternativa a quel solito tran tran. L’anatomia esperienziale no. È pericolosissima. Ci andrebbe un cartello di “Warning” grosso come una casa, davanti, con didascalia sotto: “qua non si scherza”.

All’inizio sembra uno dei soliti seminari alternativi per provare sensazioni nuove. Fai un paio di giorni tutto goduto e quando finisci pensi se e quando farne un altro perché e’ stato davvero carino e simpatico. E vai avanti cosi per un paio di seminari. Al massimo tre.

Poi, se per caso riesci ad avere la lucidità di guardarti indietro, ti spaventi.

Non sei più tu!

Al lavoro, con gli amici, con la tua mamma (sì sì, pure con lei!), con i tuoi figli se ne hai. Lo noti quando aspetti il tram. O quando c’è da organizzare una vacanza. Mentre fai zapping alla tele o commenti l’ultimo libro letto con un amico.

Ma il punto non è se si diventa meglio o peggio. Se avrai più amici o meno. Se la tua carriera subirà un’impennata vorticosa o se ti troverai in fondo alla scala sociale.

Qualsiasi cosa ti succederà (qualsiasi!) sarà IRREVERSIBILE.

È come se si risvegliasse quel bambino birichino e simpatico e sveglio e pieno di risorse e voglioso di cose e di persone e di se stesso che era rimasto un po’ in disparte fino ad allora.

Ma, e qua sta l’avvertimento più importante, non ci sarà più nulla nulla nulla da fare. Perché si basa su una sensazione di goduria pazzesca. C’è troppo senso in tutto quello che si fa. C’è una sensazione di realtà vera in quello che si fa, si pensa, si dice. Non che ci si ritrovi in stati di beatitudine infiniti. Forse il contrario. È che ti perdi, anzi. A volte, per dire, il senso di goduria deriva dallo starsene lì a vedere, senza volerle modificare, le cose brutte che ci sono attorno. Che era un po’ quello che ti era normale da sempre, ma che facevi finta di non essere più in grado di fare.

A quel punto è tardi. Troppo tardi. Si può anche smettere di partecipare a quei seminari. Buttare via i libri e cercare di tornare alla solita vita.

NON C’È PIU’. E’ fuggita. Una magia.

Siete pronti?

Sicuro?

Andrea Ambrogio