Potrebbe forse arrivare dalla neurolinguistica. Ho provato anche a cercarlo su Google, ma non salta fuori da nessuna parte. Non è che poi abbia tutta questa importanza saperne l’origine: mi è risuonato chiaro e forte la prima volta, e continua ad essere convincente, per me, anche adesso. Soprattutto adesso.
Recita all’incirca così: “Il mondo della soluzione e il mondo del problema non solo sono due mondi separati, ma si trovano su livelli/profondità così diversi da risultare inconciliabili”.
Dopo un po’ di tempo che ci pensavo mi sono dato la mia personale traduzione: inutile arrovellarsi per trovare una soluzione a questo o quel “problema”, tanto sarebbe impossibile. Ma nulla mi dovrebbe vietare di entrare a piè pari nel mondo della soluzione.
E già mi è sembrata una capriola carpiata l’averlo “tradotto” e capito così. Ok… ma in concreto come si fa? E vabbè a quel punto mi sono arreso. Raccontandomi che in fin dei conti era una “frase” carina, forse utile, ma che ce ne sono tante. E me ne sono dimenticato…
E ho continuato a cercare soluzioni ai miei problemi (fisici, esistenziali o mistici che fossero) girovagando di qua e di là. Tutti giuravano di capire benissimo i miei problemi. E che la soluzione sarebbe arrivata, quasi inattesa, al momento giusto. E giù con i consigli: trucchetti più o meno espliciti, ragionamenti ed esercizi. E poi aspetta, perché in questi processi ci vuole tempo, ecc. ecc. ecc.
A pensarci adesso: ne ho fatte di cose…
Poi un giorno una delle tante persone da cui ero stato indirizzato mi ha detto: “Non ho la minima idea di quali problemi tu abbia, su quali tu abbia voglia o sia in grado di lavorare, o di cosa ti possa servire. Io faccio solo seminari per comprendere esperienzialmente come funzioniamo”. Ci sono rimasto di stucco. Davvero, mi stavo quasi incazzando!
E poi non so se il gusto della sfida, il gusto del paradossale o più semplicemente la sfiducia accumulata in tutto il resto, ma sono andato a un seminario di percezione interna del nostro corpo.
Oh to’. Il mondo delle soluzioni…