Danza medicinale
Perché le danze non sono solo un passatempo.
Intervista di Victor Amela a Manuela Adamo

Cos’è la tarantella?

Una danza popolare e rurale, con un ritmo vivace, accompagnato da canti e alcuni strumenti come chitarra e percussioni, o anche il violino, nacchere e tamburello.

E che cosa ha di speciale la tarantella?

Ho scoperto tante meraviglie indagando, come quelle annotate a suo tempo dal noto studioso Athanasius Kircher nel XVII secolo, dopo aver viaggiato attraverso Napoli, la Sicilia e Malta…

Vale a dire…

La tarantella è un ballo usato come medicina.

Medicina?

Sì, una terapia, una danza di guarigione. Ballando la tarantella si salvava la vita dei contadini morsi dalla tarantola.

Era così per davvero?

Conserviamo molte testimonianze di questa pratica sin dal XVIII secolo. Nel lavoro sul campo morsi di ragno erano comuni…

E si curavano con la danza?

I musicisti del posto, chiamati dalla comunità, andavano a casa del tarantolato…

Tarantolato?

Si, la persona morsa dalla tarantola. Sdraiato sul suo letto, accanto a musicisti cominciavano asuonare le note fino a quando non vedevano agitarsi una mano o un piede…

Musica a ‘la carte’?

Il paziente si alzava e ballava, ballava, ballava la danza… Perché la danza dava sollievo dal dolore. E se i musicisti si fermavano, il dolore tornava.

E per quanto tempo era necessario ballare?

Danzava per due giorni di fila! I musicisti si davano il cambio. E il paziente finiva esaurito, ma curato.

Qual è la base fisiologica?

Si è parlato di disintossicazione grazie alla sudorazione, ma… non si tratta di questo.

No? E allora?

È un fenomeno psicosomatico, un’espressione del dolore accumulato per la miseria, lo stress da umiliazioni, dalla repressione sessuale…

Disturbi dell’umore?

Sì, malattie dell’anima. Oggi si potrebbe parlare di psicopatologie… Il presunto morso di un ragno, che di per sé non era neanche velenoso, le scatenava. E le convulsioni le dissipavano. Il male di una persona esprimeva quello dell’intera comunità.

Cosa intendi dire?

Oggi siamo soli, isolati, ma i villaggi erano comunità: ciò che accade a uno succede a tutti. Così la comunità è coinvolta nella cura: i musicisti, i vicini, la famiglia…

Se si guariva un individuo, un po’ si risanava tutta la comunità?

Esattamente, e le danze non erano un passatempo o solo uno spettacolo ozioso: erano funzionali! Musica e danza sono stati usati per guarire, per corteggiare, per alleviare un duello… accompagnavano la vita quotidiana della comunità.

Potrebbe servire oggi?

Oggi nascondiamo la pazzia, l’epilessia, l’invecchiamento, la morte… La mettiamo via e nascondiamo in ospedali psichiatrici, in case di cura, in agenzie di pompe funebri… E la musica e la danza non rimangono che mero folklore, guscio vuoto…

dal quotidiano La Vanguardia