Solitudine e corpo
Stare soli può essere indispensabile, auspicabile o assolutamente dannoso.

Dipende da quello di cui si ha bisogno oltre che dalla personalità: c’è chi per carattere ha sempre bisogno di comunicare e stare con altre persone e chi, al contrario, sta bene in solitudine.

Ma ciò che fa davvero male, tanto alla psiche quanto al corpo, è non essere in sintonia con le proprie necessità: ad esempio quando si ha bisogno di stare da soli e invece si sta in compagnia si paga un prezzo molto elevato. In questo caso, infatti, si rinuncia al proprio sè per indossare un’altra identità e questo comporta prezzi anche sul piano fisico.

E’ utile rendersi conto che generalmente la situazione nella quale ci si trova è anche quella di cui, a un qualche livello, si ha bisogno. Così, anziché cercare di scappare dalla solitudine attaccandosi alla televisione o al telefono, basta cominciare a stare attenti a ciò che si sente e cercare di captare quello che emerge.

Per esempio se quando si sta soli monta l’ansia, che altro non è se non l’evitamento di un’emozione, si hanno due possibilità per uscire dal tunnel: scappare tornando indietro da dove si è entrati oppure andare sino in fondo e uscire dall’altra parte. Magari accentuando la propria solitudine e dando spazio a emozioni come tristezza e malinconia, sentendole anche con il corpo, senza respingerle. Perché conoscere e dare sfogo a quello che si prova è il modo per evitare che il disagio si cronicizzi.

J. Tolja