Perfetti e incompleti
Come si conciliano esigenze di identità apparentemente contrapposte?
Il bisogno che sento di ritornare agli dèi e alle dee non ha nulla a che vedere con un nuovo esoterismo religioso.
Da un lato perché si tratta di psicologia, e non di religione. Dall'altro perché è proprio l'esoterismo del lessico astratto e falsamente preciso della psicologia scientifica che mi convince che faremmo meglio a rivedere le immagini fondatrici, quelle che stanno dietro ai concetti con i quali si tenta di comprendere se stessi.

Ognuno di questi personaggi mitici ha il suo valore ed è contro la mia intenzione il considerare l’insieme delle immagini politeiste semplicemente come un altro catalogo di “modelli da seguire”. Certe persone, quando si presentano loro le qualità personificate dagli dèi e dalle dee, reagiscono come se questi archetipi fossero delle prescrizioni, come se si richiedesse loro di essere sensuali come Afrodite, intensi come Dioniso, intelligenti come Atena, astuti come Hermes…

La psicologia archetipica si presenta invece come antidoto a una psicologia che ci chiede di essere al tempo stesso senza incrinature psicologiche e senza sintomi, secondo il modello dei santi che vengono immaginati senza peccati e di un dio che ha rinnegato la propria ombra, il diavolo. Le divinità pagane mi attirano proprio perché ciascuna si presenta perfetta e incompleta, divina e diabolica al tempo stesso, folli e sagge alla maniera dell’inconscio.

G. Paris
Dal libro “La grazia pagana”