Ex ducere
Lo scopo dell'educazione è quello di condurre il bambino 'fuori da sé'.
Per insegnargli che il mondo non è unicamente al suo servizio.

Da soli di fronte al loro bambino, i genitori si sentono giudicati dalle sue manifestazioni di contrarietà, dai suoi pianti, dai suoi strilli e sono impazienti di vederlo calmarsi. Così cercano attivamente una soluzione: cullarlo, dargli il biberon, la tettarella, metterlo a nanna, tirarlo di nuovo su perché piange, cambiarlo, fargli il bagnetto, e ricominciare senza sapere che tante stimolazioni diverse contribuiscono spesso all’incitazione e accrescono la confusione del bambino, che si esprime appunto con questi pianti. Senza saperlo e senza volerlo, in questa urgenza di farlo tacere, di soddisfarlo immediatamente, i genitori accentuano il rischio che sia sempre insoddisfatto…

C’è un altro ma… E’ vero che il narcisismo di un bambino guadagna in sicurezza sperimentando delle soddisfazioni precoci, ma è comunque necessario, qualche settimana dopo, imporre un limite a questa illusione di onnipotenza. Infatti – e anche su questo tutti gli specialisti della prima infanzia sono d’accordo – viene il momento, verso la fine dei primi sei mesi di vita, in cui questa illusione, questo sentimento che l’oggetto del bisogno debba arrivare non appena il bisogno si fa sentire, senza attesa e senza frustrazione, devono attenuarsi per lasciare il posto a una progressiva capacità di adattamento ai vincoli della realtà, sia che si tratti della realtà materiale che di quella relazionale, umana.

L’oggetto desiderato non è sempre esattamente là dove il bambino vorrebbe e non arriva esattamente all’istante richiesto: questa esperienza dello scarto, della differenza e dell’attesa è indispensabile. Insistiamo nel fatto che questa “educazione” incomincia fin dalla più tenera età, dai 3 – 4 mesi, e prosegue poi per i primi due o tre anni, in particolare nel momento del pieno sviluppo motorio con l’acquisizione della capacità di camminare. Si tratta effettivamente di un’educazione, poiché l’obiettivo è quello di condurre il bambino fuori di sé, ex ducere, per insegnargli l’autonomia dell’oggetto, ossia il fatto che gli oggetti del mondo non sono unicamente al suo servizio, alla sua esclusiva mercè.

D. Marcelli
dal libro Il bambino sovrano