Eterne fanciulle
Le donne sono state elogiate soprattutto per la loro compiacenza, adattabilità, gentilezza, dolcezza giovanile e cooperazione obbediente.
Le donne che vivono la loro vita secondo questo modello archetipico sono semplicemente rimaste fissate a un livello di sviluppo fanciullesco. Come Peter Pan, per molte ragioni, preferiscono non crescere, rimangono fanciulle eterne.

I vantaggi di questa scelta sono comprensibili. Può essere facile ed eccitante essere ammirate come creature dolci e giovani e dipendere da qualcuno più forte per le decisioni importanti, abbandonarsi a fantasie romantiche sul Principe Azzurro che attraversa muraglie di rovi per liberare la Bella Addormentata, civettare con le possibilità, diventare l’immagine camaleontica dei sogni e dei desideri di molti uomini o perfino ritirarsi dalla vita e vivere in un mondo di sogni. Ma gli svantaggi di questo stile di vita femminile sono anch’essi numerosi.

In cambio di questi benefici, l’eterna fanciulla spesso cede la sua indipendenza e si costruisce una vita passiva e dipendente. Invece di svilupparsi dal punto di vista personale e professionale, invece di arrivare a costruire la propria identità, invece di scoprire chi è in realtà attraverso l’arduo compito della trasformazione personale, la fanciulla eterna di solito ricava la sua identità dalle proiezioni che gli altri fanno su di lei. Per citarne alcune: la donna fatale, la brava figlia, la moglie e padrona di casa incantevole, la bella principessa, la femme ispiratrice, persino l’eroina tragica. Invece di assumere la forza e il vigore del suo potenziale e la responsabilità che ne consegue, la fanciulla eterna abita nella debolezza. Come una bambola permette agli altri di fare quello che vogliono della sua vita.

Linda S. Leonard
dal libro La donna ferita