Come se fosse pasta fresca
Voi ci credereste se vi dicessero che si possono impastare i polmoni?
No. Io non c'avrei creduto.

Non tanto per i polmoni in sè. Ma mio zio, poco tempo fa… gli hanno incrinato una costa al corso per volontari della croce rossa. Un infermiere preso dalla foga, durante la dimostrazione del massaggio per l’infarto, ha premuto “troppo” e… crac…

Ecco. Mia moglie mi lascia andare a Madrid a fare anche questo.

Però se me ne torno con qualcosa di rotto non è che sia proprio il massimo.

Vabbé. E proviamo pure questa…

Mi sdraio e chi facilita l’esperienza inizia (intenzione) a impastarmi i polmoni. Le sue mani scorrono sulle mie coste che diventano di burro. Anche lo sterno cede e si rilassa. Lui lo preme e lo sterno si sposta verso lo stomaco e poi scende, verso la colonna (resa).

Un po’ di paura è inevitabile. Ti fidi. E tanto, però…

E poi le mani prendono il ritmo del mio/suo respiro. Non riesci più a capire quello che sta succedendo con lucidità. E’ tutto troppo potente, inatteso, profondo.

Senti solo i polmoni che si svuotano. Ancora un’ultima esalazione. E poi ancora un po’.

L’aria esce. Le coste sono burro fuso. Sai che vorresti che non finisse mai (piacere).

Questa era solo la dimostrazione. Durata complessiva due minuti.

Mi rialzo. Il facilitatore del seminario dà le ultime spiegazioni. Poi, prima che si inizi tutti insieme mi chiede: “Qualcosa di inaspettato da dire?”.

Sento che dico: “Mi sta entrando dell’aria fresca nei polmoni”. Poi le parole finiscono.

Ci si organizza a coppie e si inizia il lavoro a due, ma io sono da un’altra parte. Non troverei parole neppure a pagarle.

Non capisco perché l’aria è cosi fresca. Ma sento che lo è e che sta entrando in spazi mai conosciuti, angusti e dimenticati.

E’ come se avessi sei mesi. Non di più. E mi è appena successo qualcosa di bellissimo.

Sono a casa. Sono tornato a casa.

Mi sfuggono le parole anche adesso…

O la provi sta cosa o non la puoi raccontare. Forse perché non sapevi ancora cosa fossero le parole quando queste cose le vivevi di continuo. Quando si accavallavano una dopo l’altra, senza indugio.

Sì. È come arrivare a casa.

Non poteva durare più di due secondi netti tutto ciò. Sarebbe stato come essere spedito con un razzo sulla luna.

Per sta volta, sono rimasto a terra (credo…).

Andrea Ambrogio