Eseguire o sentire?
Breve cronaca del passaggio istantaneo da una modalità all'altra.

Eravamo arrivati all’ultima esperienza del seminario. L’esperienza era stata già spiegata e dimostrata e ora toccava a noi. Di solito inizio a guardarmi attorno alla ricerca di qualcuno con cui farlo, ma mi sono accorto che me ne stavo un po’ sulle mie e così, mentre vedevo le coppie che si formavano sono rimasto solo. Poi ho visto una ragazza anche lei rimasta sola e mi sono avvicinato, tra l’altro era il suo primo seminario e, con un po’ di malcelato buonismo mi è sembrato quasi doveroso aiutarla a sentire la sua anca respirare… mi sono presentato e poi abbiamo iniziato.

Ci sono due modalità opposte in qualsiasi lavoro dell’anatomia esperienziale: da un lato il puro ascolto (dell’anca in questo caso), dall’altro un approccio più fisico, più di volontà, che si avvicina di più a fare qualcosa. Era ovvio che avrei dovuto in qualche modo stare più sulla seconda modalità, aiutandola ad avere le idee un po’ più chiare sul tipo di lavoro che stavamo facendo. Di sicuro avrebbe sentito e capito meglio e sarebbe poi stata in grado di farlo a me.

Un filino tronfio ho appoggiato le mani alla sua anca e fatto quello che dovevo fare. Dopo una decina di minuti toccava a lei. Mi sono sdraiato e ho sentito le sue mani che si posavano timide sulla mia anca. Ho subito pensato che, forse proprio perché era la sua prima volta, il fatto di non sapere bene cosa avrebbe dovuto fare, misto a quell’inevitabile minimo imbarazzo, le impedisse di fare un lavoro troppo profondo. Ma mi andava bene così ed ho aspettato. Dopo dieci minuti (non sono riuscito ad ammetterlo sul momento, me ne sono reso conto solo dopo) mi stava facendo respirare tutto il bacino e non solo l’anca regalandomi un senso di spossatezza ed insieme beatitudine decisamente impagabile.

A quel punto toccava a me, a quello che la sa lunga, ‘lavorarle’ l’altra anca. Lei si è sdraiata e prima che iniziassi si è girata un istante per dirmi: “Scusa eh, solo una cosa… E’ che non so mai se la gente è in grado di sentire o solo di eseguire ordini”. Poi ha detto altro, ma non riuscivo più a sentire.

Tipo lo schiocco della frusta. Devi far fare un movimento lungo e sinuoso alla frusta, quasi teatrale, ma quando arriva lo schiocco è un rumore intensissimo. Ti fa mettere sull’attenti tutte le vertebre della colonna, una sopra l’altra, precisissime. Non c’ho neanche provato ad “offendermi”. Quella ragazza aveva ragione da vendere.

Credo di non essere riuscito manco a risponderle. Le ho chiesto di sdraiarsi e le ho appoggiato timidamente le mani al bacino. Quando abbiamo finito e si è girata mi ha ri-guardato. Ma non doveva dirmi nulla, solo controllare se fossi lo stesso di prima.

Andrea Ambrogio