Sentire in anticipo
Ogni giorno accadono fenomeni inspiegabili dalle teorie neuronali.
Poco fa, mentre ero a letto mezzo assopito nella controra, ho realizzato chiaramente di esser trasalito una frazione di secondo prima di percepire consciamente il clacson di una macchina che passava sotto casa.
Probabilmente questo mi succede e ci succede sempre: il sistema nervoso in fondo è sempre in ritardo nel restituirci l’immagine del mondo come era una frazione di secondo fa…

Esiste allora una coscienza precognitiva come sosteneva Szent Gyorgy, esiste un substrato fisico, con le sue leggi, diverse da quelle della meccanica classica, che giustifica queste percezioni apparentemente assurde così come le imprese straordinarie di certi atleti o i fatti che si verificano in circostanze particolari?

Ancor meglio: esiste dunque un interconnessione tra tutte le cose di cui la nostra coscienza neurologica coglie solo aspetti frammentari e sfasati nel tempo?

Probabilmente esistono forme multiple di coscienza che viaggiano a velocità diverse ma che realizzano l’unità di mente e corpo. Attraverso l’anatomia esperienziale possiamo cogliere questo raffinato aspetto che è talmente controintuitivo per il senso comune, che la scienza ordinaria tenderebbe a respingere con il classico argomento della non rilevanza scientifica.

Dunque, ad esempio, se vogliamo allenare in ”modo moderno” i nostri atleti, dobbiamo creare un effetto relatività, dobbiamo rallentare il tempo, in modo da permettere alla coscienza neurologica di realizzare ciò che sta per avvenire…

E’ chiaro che andiamo ben oltre la dottrina del neurone, la dottrina dello stimolo e della risposta cui per tanti versi siamo ancora legati.

A ben vedere esistono una quantità di cose che avvengono ogni giorno che non possono essere spiegate dalla dottrina del neurone ma che risultano del tutto ignorate poiché sono fuori dal modello “cibernetico” di funzionamento del sistema nervoso: ad esempio è stato calcolato che le dita di un virtuoso del pianoforte si muovono a una velocità superiore ad un sessantaquattresimo di secondo. Ovvero a una velocità assai superiore anche a quella di un semplice riflesso monosinaptico…

E allora quale è la risposta: il pianista è in grado di rallentare il tempo o si muove letteralmente nel futuro?

Quali strutture, quali leggi fisiche sono alla base di ciò?

Un altro esempio: stamane ero sulle rive di un lago e seguivo il volo di due gabbianelle che ne inseguivano una terza che stringeva qualcosa nel becco.

Gli scarti, le picchiate, i cambi di direzione del terzetto erano così repentini e imprevedibili da non lasciar dubbi sul fatto che sistemi di sensazione e movimento assai più ancestrali agivano di concerto al controllo del sistema nervoso per generare quella incredibile, ma (stra)ordinaria, coreografia.

È stupefacente come quando si osservano le cose  che consideriamo ordinarie con un nuovo occhio immediatamente appaiano gli squarci di una realtà che è assai più complessa di come tendiamo a semplificarla…

Fabio Passafiume
Medico dello sport