Al rallentatore
Nella vita e nella morte,
ciò che conta di più è il tempo
D.T. Suzuki
L’espansione del tempo soggettivo nel corso di alcune azioni sportive
Alcuni maestri di arti marziali sono noti per la loro capacità di prolungare psicologicamente il momento presente.

Diciannove praticanti di arti marziali controllano il momento imparando a rallentare psicologicamente la velocità dei movimenti di un avversario, in modo che l’attacco sembri avvenire al rallentatore. In questo modo, i praticanti sono in grado di prestare attenzione a ogni dettaglio significativo dell’evento imminente. Il maestro rimuove ogni minaccia, una alla volta, come se fosse in attesa. Lo psicologo Robert Ornstein chiama i casi come questi, in cui le persone sono in grado di sperimentare l’azione come se si stesse verificando in un infinito presente, come vivere “nel tempo”.

Gli atleti occidentali contemporanei parlano in termini Zen come di espansione del tempo. Il grande tennista Jimmy Connors ha descritto situazioni trascendenti in cui il suo gioco è salito a un livello in cui sentiva di essere entrato in un particolare “spazio”. In questi momenti, egli ricorda, la palla gli era sembrata enorme nel passare sopra la rete e sembrava muoversi al rallentatore. In questa aria rarefatta, Connors sentiva di avere tutto il tempo per decidere come, quando e dove colpire la palla. Ovviamente questa apparente eternità durava solo una frazione di secondo.

Anche dall’ambito del basket giungono riferimenti dal suono mistico circa l’entrare in uno spazio dove il tempo si ferma. I giocatori descrivono occasioni inspiegabili in cui tutti, intorno a loro, sembrano muoversi al rallentatore. Durante questi momenti segnalano la sensazione di essere in grado di muoversi a piacimento in mezzo e attraverso i loro avversari.

Robert N. Levine