4 livelli di comprensione
Che corrispondono ad altrettanti livelli di qualità artistica.
Come afferma William Blake nella poesia Now I a Fourfold Vision See, ci sono quattro livelli di comprensione, significato e percezione: 

Nel primo livello, una penna è una penna, un carciofo è un carciofo, e il mondo è letterale: tante canzonette di intrattenimento, o quella che negli Stati Uniti viene detta “musica da ascensore” perché infesta tali angusti cubicoli tentando invano di renderli più tollerabili, appartengono a questa categoria, in cui il grado di originalità è zero.

Nel secondo livello, comincia ad essere presente un’elaborazione, benchè elementare: allora la sagoma di una nuvola può diventare un drago che sputa fuoco, ma è pur sempre un’immagine ripresa da un patrimonio già scontato. Gran parte della musica pop si colloca in questa categoria.

Nel terzo livello, l’abilità tecnica comincia a non essere abbastanza: chi crea deve venir soccorso da un’ispirazione che non si limita più alla sua coscienza, ma che la trascende. Tutta la musica che ci ha profondamente toccato, quella che il tempo non consuma, appartiene a questa categoria.

O forse appartiene alla categoria del quarto livello: quella dei capolavori in senso assoluto, in cui l’autore, il compositore, si è per così dire abbandonato e reso strumento di una potenza transpersonale e superiore. Si narra che Mozart abbia detto “Dio mi parla, ed io scrivo”. E Beethoven, a un violinista che si lamentava con lui dell’impossibilità di eseguire un certo passo:”Come posso preoccuparmi dei limiti umani quando cerco di parlare con Dio?”.

Qualunque musica scegliate per le vostre meditazioni, l’importante è che sorga da questi ultimi livelli di passione e di unicità. Che sia un madrigale o Stravinskij, Babatunde Olatunji o Miles Davis, che sia scabra e feroce o soave ed angelica, se arriva da lì c’è dentro sicuramente un’eco di anima umana. E l’Universo con lei.[:es]En el primer nivel, un lápiz es un lápiz, una alcahofa es una alcachofa, y el mundo es literal: muchas de las músicas de entretenimiento, o las que en Estados Unidos llaman “música de ascensor”, porque infesta estos angustiantes cubículos intentando, en vano, hacerlos más tolerables, pertenecen a esta categoría, en la que el grado de originalidad es cero.

En el segundo nivel, empieza a estar presente una elaboración, aunque elemental: ahora la trama de una novela puede ser un dragón que saca fuego por la boca, pero sigue siendo una imagen retomada de algo ya contado. Gran parte de la música pop está en esta categoría.

En el tercer nivel, la habilidad técnica empieza a no ser suficiente: el que crea necesita una inspiración que no se limita a su conciencia, que la trasciende. Toda la música que nos ha tocado profundamente, la que perdura en el tiempo, pertenece a esta categoría.

O quizás pertenece a la categoría del cuarto nivel: la de las obras maestras en sentido absoluto, donde el autor, el compositor, por decirlo de algún modo, se ha abandonado y sólo es el instrumento de una potencia transpersonal y superior. Se cuenta que Mozart había dicho “Dios me habla, y yo escribo”. Y Beethoven, a un violinista que se lamentaba por no poder seguir una cierta melodía: “¿Cómo puedo preocuparme de los límites humanos cuando busco hablar con Dios?”. Cualquier música que escojáis para vuestra meditación, lo importante es que surja de este último nivel de pasión y unicidad. No importa que se trate de un madrigal o Stravinskij, Babatunde Olatunji o Miles Davis, que sea áspera y feroz o suave y angélica, si llega de dentro seguramente es el eco de un alma humana. Y el Universo está con ella.

P.N. Teatini
Dal n.1 della pubblicazione H'Q