Elogio del mocassino

Nei momenti di lucidità,
noi guardiamo con stupore
ai maltrattamenti
che perpetriamo sui nostri corpi.
bernard rudowsky
In che modo le calzature modificano il nostro corpo?

Ogni anno i consumatori spendono centinaia di milioni di dollari per “scarpe da passeggio” che promettono di rendere la marcia di chi le calza più “corretta” e confortevole. Ogni anno, ulteriori centinaia di milioni di dollari vengono spesi in supporti ortopedici progettati per “normalizzare” il bilanciamento del piede, la stabilità e l’andatura. I podologi ed altri medici empirici prescrivono continuamente terapie e prodotti ad hoc per correggere i problemi di marcia e ristabilire un’andatura “normale”.

Mentre queste terapie hanno qualche benefico effetto sui sintomi indotti dall’andatura scorretta, sono inefficaci nel ristabilire quella naturale. Perché? Perché la marcia naturale è biomeccanicamente impedita a chiunque calzi scarpe. Marcia naturale e scarpe sono biomeccanicamente incompatibili perché qualsiasi scarpa tramuta il normale nell’anormale, il naturale nell’innaturale. E nessuna terapia o apparato meccanico, non importa quanto raffinato o ben applicato, può completamente ristabilire una corretta andatura.

Vediamo ora se queste affermazioni apparentemente pretenziose possono essere supportate dall’evidenza del conflitto scarpa/andatura.

La marcia è la singola funzione motoria più complessa del corpo umano. Così complessa, in realtà, che è l’unica per la quale la definizione di “giusta” o “sbagliata” non esiste. Coinvolge la metà dei 650 muscoli e 200 ossa del corpo, assieme a buona parte delle articolazioni e legamenti. E, a dispetto di tutti gli studi fatti da Ippocrate a noi, tutti i misteri della marcia umana debbono ancora essere svelati.

La differenza tra normale e naturale

Anzitutto, bisogna distinguere fra “naturale” e “normale”. Normale è ciò che è considerato uno standard, una sorta di media. Ad esempio, ognuno si prende un raffreddore di tanto in tanto, per cui il raffreddore è “normale”, anche se non è naturale né salutare. Di converso, “naturale” designa lo stato primigenio ed ideale che deriva dalla natura stessa. Per cui la differenza fra normale e naturale è quella che passa fra ciò che è e ciò che potrebbe o dovrebbe essere.

Applicando il concetto alla marcia umana, possiamo dire che nelle società “calzate” molta gente adotta quella che possiamo definire un’andatura “normale”, mentre nelle società “scalze” si ha un’andatura “naturale”. E ci sono molte differenze tra le due, sia nel funzionamento che nell’usura.

Nelle società calzate un’andatura visibilmente difettosa può spesso essere corretta e resa normale, ma non può mai essere resa naturale fintantoché si calzino calzature convenzionali. Non è possibile da un punto di vista biomeccanico a causa delle alterazioni di stazione eretta, allineamento posturale, bilanciamento, equilibrio, meccanica e distribuzione di peso del corpo indotte dalle scarpe.

Abbiamo sempre supposto che la maggior parte di coloro che calzano scarpe moderne camminino “normalmente”. E’ vero solo se usiamo il termine “normale” nella sua accezione di “conforme ad uno standard medio accettato comunemente”.

Ma la marcia naturale -quella senza difetti di forma o di funzione- è un’altra cosa. Tutte le creature “ambulanti” in natura si spostano in modo naturale, quindi con la massima efficienza. Sono incluse le persone scalze, che sono i soli camminatori “puri” del pianeta. Tutti noialtri, a causa delle scarpe che portiamo, siamo camminatori difettosi a vario titolo e con diversa gravità. E chissà quanti problemi dei nostri piedi derivano, direttamente o indirettamente, da questi difetti posturali e di andatura causati dalle scarpe.

Tutto questo suggerisce forse che l’unico modo per recuperare e mantenere un’andatura naturale consiste nell’andare a piedi nudi? Purtroppo sì. Cioè, fino a quando la “scarpa ideale”, depurata di tutti gli errori di progetto, costruzione e prestazione della calzatura tradizionale, non sarà disponibile. Ma, in tutta la storia, nessuno ha ancora disegnato una scarpa siffatta, che al tempo stesso soddisfi le esigenze estetiche e di stile dei consumatori.

E le scarpe moderne fatte e modellate su misura? Dovrebbero certamente permettere un’andatura naturale. Neanche per idea. Anche su misura, le magagne biomeccaniche restano -tacchi, inflessibilità, rialzo della punta, peso eccessivo, ecc. che annullano gli effetti del modellamento.

La scarpa migliore ha 14.000 anni

Per ironia, la cosa più vicina alla scarpa “ideale” mai prodotta è stato il primitivo, leggero, mocassino senza tacco e con suola flessibile, che risale a 14.000 anni fa. Consisteva di un pezzo di cuoio conciato alla meglio ma morbido, con cui si avvolgeva il piede, fermato da lacci di pelle grezza. Et voilà! Su misura, biomeccanicamente funzionale e non ingombrante per il piede e la marcia.

Ma il ruolo del piede nella marcia ha un ruolo anche superiore a quanto la maggior parte dei podologi reputa. Il disegno architettonico del piede e la sua relativa funzione biomeccanica ha reso possibile la nostra tipica andatura eretta, ed il camminare sui due piedi a passo svelto e sicuro.

Questo risultato -probabilmente lo sviluppo bioingegneristico più rilevante in tutta la storia dell’evoluzione- ci ha resi umani, in primo luogo, e ci ha permesso di crescere e svilupparci. Più di qualsiasi altra caratteristica prettamente umana -grande cervello, linguaggio, pensiero astratto, ecc.- la nostra andatura, unica nella storia dell’evoluzione, ha posto le basi del nostro essere uomini.

Dice il noto antropologo Frederick Wood-Jones: “Il piede umano è un unicum, diverso da qualsiasi altro. E’ la parte più caratteristica di tutta la nostra costruzione anatomica. E’ una specializzazione propria dell’uomo, il suo segno distintivo e da che uomo è uomo, è il suo piede che lo distingue dal resto del regno animale. E’ l’unica cosa che realmente lo distingue e che gli permette di rivendicarsi come appartenente alla razza umana”. Aggiunge Donald C. Johanson, paleoantropologo e capo dell’Istituto delle Origini Umane di Berkeley, California: “L’essere bipedi è ciò che ci ha resi umani”. Quindi, l’uomo si erge solitario in mezzo agli altri animali perché è l’unico che può… ergersi.

Ci son voluti quattro milioni di anni per sviluppare il nostro piede così unico e la nostra conseguentemente unica andatura, un notevole risultato bioingegneristico. Eppure, in solo qualche migliaio d’anni e con uno sgraziato strumento, le nostre scarpe, abbiamo stravolto la purezza anatomica della marcia umana, inibendo la sua efficienza ingegneristica, affliggendolo con pressioni e tensioni e annullando la sua grazia naturale e la sua spontaneità dalla testa ai piedi. Abbiamo trasformato un bellissimo purosangue in uno stanco ronzino.

Certo, a dispetto di tutti questi guai prodotti dalle scarpe, la specie umana sta riuscendo bene (? N.d.T.). Ma potremmo rendere le nostre vite un tantino migliori se potessimo trovare il modo di tornare alla nostra andatura naturale e allo stesso tempo mantenere le scarpe ai piedi.

W.A. Rossi, D.P.M.