Ulisse che surfa
Come tradurre il termine greco metis di cui non possediamo equivalenti diretti nelle nostre lingue.
Per renderlo, ricorrerei alla lingua parlata, quella più ancorata nell’esperienza: la metis è il “fiuto”, così come si parla di fiuto negli affari. Detienne e Vernant, per esigenze di sintesi, ricorrono alla formula “astuzie dell'intelligenza”. Ma, come ho detto, non si tratta di astuzia in senso psicologico o nell'accezione in cui è condannata dalla morale. La metis è semplicemente la capacita di trarre vantaggio dalle circostanze, di vedere come la situazione evolve e sfruttare in essa l'orientamento favorevole.

Ricorriamo ancora al linguaggio parlato, che esprime direttamente l’esperienza: dare prova di metis significa scoprire i fattori “portanti” in seno alla situazione per lasciarsi trasportare da essi. Cerchiamo di cogliere ciò che lascia trasparire tale termine, che si è imposto nella lingua ordinaria ma che il dizionario non chiarisce: quando si parla di mercato “portante” (negli affari), o quando si dice semplicemente: “portante”, questo significa che tutta l’iniziativa non proviene da me in quanto soggetto, autore, che proietto il mio piano sul mondo, spendendomi e assumendomi dei rischi, ma che, individuando fattori favorevoli in seno alla situazione, posso lasciarmi portare da essi.

Prendo la situazione, oserei dire, “nel senso del pelo”, traendo partito dal suo sviluppo. Un’altra immagine, oggi egualmente diffusa, tratta dal mondo dello sport acquatico, è quella del “surfare”. Di Ulisse, direi che surfa, lui che per tanti anni è stato in balia delle onde sopravvivendo aggrappato alla sua zattera.

F. Jullien