Le parole per descrivere il lavoro in occidente
Lavoro come fatica.
Gli antropologi, studiando le società cosiddette “primitive” che tuttora esistono in Africa, Amazzonia, zone artiche e Australia, hanno scoperto che nei loro linguaggi non esiste un termine che designi il “lavoro”, pur essendo codeste lingue ricchissime di termini che riguardano la caccia, la pesca, la foresta.

I bantù e gli Indios amazzonici hanno decine di termini per indicare tutte le sfumature del verde, e gli esquimesi altrettanti per indicare le sfumature del bianco e venti per designare la neve, e termini diversi per l’orso: orso che cammina, orso che dorme, orso pericoloso.

In tutto il mondo occidentale (e nelle sue colonie) il “lavoro” è la conseguenza della maledizione di Dio all’atto della cacciata dal Paradiso Terrestre: ”Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra” (Genesi, 3:19). Beninteso, all’epoca in cui il fattaccio sarebbe avvenuto (poco dopo la sua creazione: diciamo 300.000 ani fa, età dell’Homo sapiens) Adamo non aveva ancora provato a sfarinare il grano (ci arrivò 18.500 anni fa in Egitto) e dalla farina a fabbricare il pane (ci arrivò 6.000 anni fa in Egitto), se é vero, come recita la Bibbia, che egli poteva raccogliere pronto per essere mangiato tutto quanto gli era necessario (tutti i frutti meno uno: quello del pomo galeotto). Il “pane” biblico sta per “cibo” in senso lato e con ciò stesso permette di datare l’epoca di inizio della scrittura biblica a molto dopo l’inizio (circa 10.000 anni fa) della rivoluzione agricola neolitica: dopo una, presumo lunga, tradizione orale (come tutti i poemi cosmogonici del Vicino e Medio Oriente) fu messa per iscritto a partire dal 4.000 a.C.

Attenzione: raccogliere e sfarinare i cereali e fare il pane sono lavori affidati a particolari componenti del clan e in queste circostanze nascono i termini per indicare il lavoro con quel che segue.

Nelle società primordiali precedenti la rivoluzione agricola neolitica non potevano esserci oziosi. Il rifornimento del cibo era troppo precario e i bambini cominciavano a fare la loro parte non appena in grado di farla.

La divisione del lavoro fu naturale sin dalle prime società di raccoglitori-cacciatori: maschi cacciatori e femmine e bambini raccoglitori di cibo. I vecchi e gli inabili dovevano essere assegnati a compiti secondari come la preparazione del cibo. Divisione accentuatasi quando si ebbe lo sviluppo di vasti gruppi di caccia. Recenti studi hanno dimostrato che la raccolta in quelle comunità procurava di solito la maggior parte del cibo, pertanto, essendo la caccia attività stagionale o comunque a tempo parziale, anche i cacciatori dovevano partecipare alla raccolta.

E’ con la rivoluzione agricola neolitica che comincia la vera divisione del lavoro, con i primi specialisti di importanza capitale: i costruttori di utensili. Con l’età dei metalli, si aggiunge tutta una serie di specialisti a tempo pieno: coloro che sono capaci di trovare i minerali, di estrarli e di produrre e lavorare i metalli (8.000-3.000 a.C.). A questo punto la divisione del lavoro ha prodotto la sua terminologia più o meno giunta fino ad oggi (e con essa la mentalità classica) nonché la possibilità di usare gli stessi termini – lavoro, fatica, travaglio – sia nel senso di impiego delle energie del corpo e della mente a una attività produttiva, sia nel senso di sforzo, pena, stento ecc., sia ancora nel senso del prodotto ottenuto.

Ebbene il verbo latino dolare e i verbi greci daidallw (daidàllo) e deirw (déiro), dalla radice “dal”, significano “lavorare artisticamente” (con uno strumento da taglio), ma dolare e deirw (déiro) sono usati anche col significato di bastonare e castigare, cioè di far penare. E dalla stessa radice “dal” deriva il latino dolor e greco daidaleo (daidàleos) che vuol dire lavorato (artisticamente), ma anche macchiato, che con il peccato ha sempre qualche attinenza. In latino opera significa sia lavoro che fatica e incomodo, labor significa contemporaneamente lavoro, fatica e pena ma anche angustia, tormento, affanno e simili.

Una simile multipla connotazione hanno i termini trabajo spagnolo, travail francese e inglese, che significano tutti sia lavoro, che fatica, travagli e pena.

Enrico Annoscia
dal numero 2 della pubblicazione H'Q