L’umanizzazione del marketing
Una piccola, ma significativa selezione di voci tratte dal Cluetrain Manifesto
  1. Appena tra qualche anno, l’attuale “omogeneizzata” voce del business – il tono della missione aziendale e delle brochures – sembrerà artefatta e artificiale quanto il linguaggio della corte francese nel Settecento.
  2. Le aziende devono rendersi conto che i loro mercati ridono spesso. Di loro.
  3. Le aziende dovrebbero sorridere un po’ e prendersi meno sul serio. Hanno bisogno di un po’ di senso dell’umorismo.
  4. Avere senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web aziendale. Significa avere dei valori, umiltà, schiettezza e onestà.
  5. Le Pubbliche Relazioni non si mettono per niente in relazione con il pubblico. Le aziende hanno una paura tremenda dei loro mercati.
  6. Molti progetti di marketing si basano sulla paura che il mercato possa vedere cosa succede realmente all’interno delle aziende.
  7. I mercati intelligenti troveranno i fornitori che parlano il loro stesso linguaggio.
  8. Parlare con voce umana non è un gioco di società. Non s’impara certo partecipando a qualche convegno esclusivo.
  9. Per parlare con voce umana, le aziende devono condividere gli interessi della loro comunità.
  10. Ma prima, devono appartenere a una comunità.
  11. Gli stili di management basati sul comando e sul controllo derivano dalla burocrazia, dai deliri di onnipotenza e da una cultura della paranoia e al tempo stesso li rafforzano.
  12. La paranoia uccide la conversazione. E’ quello il suo scopo. Ma la mancanza di conversazioni aperte uccide le aziende.
  13. Le aziende intelligenti si faranno da parte per far accadere il prima possibile quello che ormai è inevitabile.
  14. Se prendiamo la volontà di farsi da parte come parametro per misurare il loro quoziente intellettivo, non ci resta che constatare quanto rare siano le aziende che dimostrano di aver aperto gli occhi.
  15. Ormai sono milioni le persone in rete che, seppure in modo subliminale, percepiscono le aziende come strane finzioni legali, che fanno di tutto per impedire l’incontro di queste due conversazioni.
  16. Questa è una tendenza suicida. I mercati vogliono parlare con le aziende.
  17. Il problema è che quella parte dell’azienda con la quale i mercati vogliono parlare è spesso nascosta dietro la cortina fumogena del battage pubblicitario, il cui linguaggio suona falso – e spesso lo è.
  18. I mercati non vogliono parlare con i pierre, i pubblicitari e gli imbonitori. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall di protezione delle reti aziendali.
  19. Toglietevi la maschera, parlate come persone: quei mercati siamo Noi. Vogliamo parlare con voi.
  20. Vogliamo accedere alle vostre informazioni, ai vostri progetti, alle vostre strategie, alle vostre migliori idee, alle vostre vere conoscenze. Non ci accontenteremo delle vostre brochures in quadricromia, né dei vostri siti web stracolmi di eleganti trovate grafiche ma senza alcuna sostanza.
  21. Noi siamo anche quegli stessi dipendenti che fanno andare avanti le vostre aziende. Vogliamo parlare ai clienti direttamente, con le nostre voci e non con le solite banalità scritte nel copione.
  22. Come mercati, come dipendenti, ci domandiamo perché non ci ascoltate. Sembra che parliate una lingua diversa.
  23. Il linguaggio presuntuoso e pieno di sé che amate sfoggiare – sulla stampa, ai congressi – cosa c’entra con noi?
  24. Forse riuscirete a far colpo sui vostri investitori e sugli azionisti di Wall Street, ma di certo non fate colpo su di noi.
  25. Se non fate colpo su di noi, i vostri investitori si prenderanno una bella botta in Borsa, e ci rimetteranno un sacco di soldi. Non lo capiscono? Se lo capissero, non vi lascerebbero parlare così.
  26. Le vostre stanche idee di “mercato” ci fanno addormentare. Non ci riconosciamo nelle vostre previsioni – forse perché sappiamo di stare già da un’altra parte.
  27. Questo nuovo mercato ci piace molto di più. In effetti, lo stiamo creando noi.
  28. Siete invitati, ma è il nostro mondo. Toglietevi le scarpe all’entrata. Se volete trattare con noi, scendete dal cammello.
  29. Siamo immuni dalla pubblicità. Lasciatela perdere.
  30. Se volete che parliamo con voi, diteci qualcosa. E che sia qualcosa di interessante tanto per cambiare.
  31. Siete troppo occupati nei vostri “affari” per rispondere a un’e-mail? Oddio, scusateci tanto, torneremo dopo. Forse.
  32. Volete i nostri soldi? Noi invece vogliamo la vostra attenzione.
  33. Niente paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in mente.
  34. Avete notato che di per sé i soldi sono un argomento un po’ monotono e noioso? Di cos’altro possiamo parlare?
  35. Conosciamo alcune persone della vostra azienda. Sono piuttosto brave online. Ne nascondete altre così? Possono uscire ed entrare in gioco anche loro?
  36. Quando non siamo impegnati a fare da “target di mercato” siamo anche vostri dipendenti. Preferiremmo chiacchierare online con gli amici piuttosto che guardare l’orologio ogni cinque minuti. Potremmo così far conoscere l’azienda molto di più di quanto riesce a fare il vostro sito internet da un milione di dollari. Ma voi dite che parlare ai mercati è compito della Divisione Marketing.
  37. Oh, come mi piacerebbe farvi capire cosa sta succedendo qui. Sarebbe davvero bello… Non illudetevi però: non stiamo perdendo il sonno.
  38. Abbiamo di meglio da fare che pensare se riuscirete a cambiare in tempo per convincerci. Il business è solo una parte della nostra vita. Per voi invece è tutto. Pensateci: chi ha bisogno di chi?
R. Levin, C. Locke, D. Searls, D. Weinberger
dal libro: Cluetrain Manifesto