Hi-touch
Un cambiamento del modo di essere il proprio corpo comporta inevitabilmente anche un cambiamento del rapporto con le 'cose'.
Non solo gli esseri umani, ma anche le cose, richiedono servizio: le macchine da lubrificare, i videoregistratori da pulire, le lavatrici da riparare, i messaggi da trasmettere. Sono le cerimonie di chi si occupa delle riparazioni. Gli oggetti hanno una loro personalità che richiede attenzione, proprio come ci fanno vedere i pubblicitari quando ci mostrano una vasca da bagno sorridente che si gode il nuovo detersivo, oppure il rivestimento in legno tutto soddisfatto della vernice appena stesa, che gli impedisce di marcire.
Trattare le cose come se avessero un’anima, con cura, con buone maniere, questo è il servizio di qualità.

Così come immaginiamo che l’anima umana risieda dentro ogni singola persona, allo stesso modo si può immaginare che l’anima del mondo abbia il suo locus in ogni singola cosa. Le cose, allora, diventano anch’esse soggetti, e non semplici oggetti. Quando sono trattate come oggetti morti e abbandonate all’incuria, allora manifestano una tossicità sempre maggiore. Ciò che era partito come ‘user friendly’ amichevole per chi lo usa, comincia ad emettere ‘cattive vibrazioni’. In quale altro modo le cose potrebbero richiamare l’attenzione sul nostro disservizio, se non smettendo di servire come schiavi silenziosi?

Questa idea di servizio esige abbandono, resa; esige una costante attenzione all’Altro. Ciò viene sentito come umiliazione e servaggio soltanto se ci identifichiamo con un io caparbio e dominatore, un io che è specchio di un unico dio dominatore. Ma come la mettiamo se Dio è invece in ogni cosa, altro mondo diffuso all’interno di questo mondo?

La teologia chiama questa diffusione del divino in tutte le cose “teoria dell’immanenza” e, talvolta, “panteismo”. “Dio è proprio qui nelle cose?”, “Ogni cosa ha il suo proprio Dio?”, “Esiste un solo Dio o molti dei, oppure nessun Dio?” Questi interrogativi teologici possono anche essere affascinanti ma non hanno alcuna rilevanza immediata nella pratica: il servito tratta ogni singola cosa come portatrice di un proprio specifico valore, compreso quel sedile dell’aereo che mi si chiede di portare in posizione verticale. Se tratto quel sedile come se fosse animato da un proprio spirito, sarà meno probabile che lo maltratti e più probabile che ne abbia cura. Un sedile del quale si ha cura funzionerà meglio e durerà più a lungo.

Una teoria dell’immanenza significa trattare ciascuna cosa, animata o inanimata (una distinzione, forse, non più così netta), naturale o fatta dall’uomo, come se fosse viva, come qualcosa che richiede ciò che ogni cosa vivente soprattutto richiede: una premurosa attenzione a ciascuna delle sue proprietà, alle sue qualità specifiche. Questa pianta vuole poca acqua; questo legno non sopporta un grosso peso e, se bruciato, fa fumo. Osservami con attenzione: sono un pioppo, non una quercia. Nota le differenze, fa attenzione, rispetta (rispettare = guardare ancora). Fa caso a quello che ti sta proprio sotto il naso, che conosci a menadito, e occupatene come esso richiede, secondo le sue necessità. Sensibilità estetica. Coscienza di precisione.

Questi concetti dell’occuparsi e del servire sono i significati della parola greca therapeia, da cui deriva la nostra “terapia”. L’idea greca di therapeutes era quello di “uno che si prende cura”, “uno che è al servizio di qualcuno o di qualcosa” e che quindi può guarire. Un rapporto di servizio nei confronti del pianeta potrebbe determinarne la guarigione, o almeno conservarne lo stato di salute.

Un’idea estetica del servizio calza bene con quello che la teo-ria più recente chiama servizio high-touch, ad “alto contatto”, anziché high-tech, ad “alta tecnologia”. E’ estetica perché richiede una sensibilità per la natura di ciò che è, e vuole una percezione attenta e reazioni sensibili. Queste parole, ‘sensazione’ e ‘percezione’, sono la traduzione di aisthesis, che in greco non aveva a che fare con una qualche astratta teoria della bellezza, ma con la percezione del mondo sensibile così come appare. Sto proponendo di dare una nuova collocazione all’idea di servizio: da concetto puramente funzionale, legato all’efficienza meccanica, a partecipazione qualitativa dei sensi in relazioni sistemiche. Il servizio diventa, allora, adeguata risposta ecologica.

J. Hillman
dal libro Potere