Correre per correre
A un semaforo, aspettando il verde, mi colpì la scena al mezzanino dell'edificio che avevo dinanzi.

Decine di uomini e donne; nel riquadro di grandi finestre correvano, correvano, restando però lì dov’erano, sudati e paonazzi, rivolti verso la strada. Non era la prima volta che vedevo una palestra, ma l’immagine di tutti quei giovani che, finito l’orario d’ufficio, erano corsi a smaltire frustrazioni e grasso mi pareva riassumere tutto il senso di quella civiltà: correre per correre, andare per non arrivare da nessuna parte.

T. Terzani
Dal libro: Un altro giro di giostra