La scuola che lascia spazio
Una scuola che non invade la 'scuola di vita'.
A Torino nascerà una scuola elementare in cui si andrà senza cartella, dove non sarà richiesto di fare i compiti e che non darà neppure i voti ai suoi studenti. Si chiamerà "La scuola possibile" e nasce da un'idea di Laura Milani che spiega qual è il punto cruciale dell'iniziativa: "Il tempo per la scuola e quello della famiglia devono coesistere".

“La scuola possibile” avrà pochi bambini, massimo 15-18 per classe “in modo da riservare a ognuno un’attenzione particolare, che si traduce in una didattica fondata sul rapporto di collaborazione attiva tra allievi e maestri” spiega Milani. Gli insegnamenti saranno suddivisi su cinque aree: alfabetizzazione, immagine, scienza, suono e movimento. Di anno in anno, i piccoli allievi faranno un numero sempre crescente di attività in inglese. Si entrerà a scuola alle 8 e si uscirà alle 17, e si faranno solo tre moduli di lezione da 80 minuti, intervallati da lunghe pause per mangiare e giocare. Ma i veri elementi di novità sono altri.

In questa nuova scuola non sarà necessario portare lo zaino, perché i materiali didattici ci saranno già. Del resto, gli studenti non avranno bisogno di portare nulla a casa propria, perché non dovranno fare alcun esercizio: “Oggi i compiti non sono per i bambini, sono per le famiglie che devono assistere i propri figli nello svolgimento di lavori su cui i piccoli non possono essere autonomi” spiega la responsabile.

Viceversa, spiega, “Una scuola come la nostra sceglie di responsabilizzare i bambini e renderli indipendenti, credendo nella loro intelligenza e nei loro talenti. Il tempo libero, i weekend e le vacanze sono da rispettare e impiegare in altre attività che fanno parte della scuola della vita”.

Insomma, il movimento contrario ai compiti ha trovato non solo dei sostenitori ma addirittura una scuola che intende mettere al bando gli esercizi da fare a casa. Anzi, “La scuola possibile” non vuol più sentir parlare nemmeno di voti: “La valutazione assume un’identità diversa: gli esami si trasformano in progetti, diventano momenti di verifica attiva, strumenti interpretativi per una relazione di cui sono autori tanto i bambini quanto gli adulti”.

Stefano Parola
Da La Repubblica