La graduatoria
Da un anno e mezzo ai dodici anni ho avuto la fortuna di frequentare una scuola sperimentale deweyana.
Cioè ispirata agli insegnamenti di John Dewey, filosofo e pedagogo americano, dove questo metodo veniva applicato regolarmente: i bambini erano incoraggiati a discutere di tutto, a lavorare per conto proprio e ad avere autonomia di pensiero. È stata un’esperienza fantastica.

Ma tutto è cambiato radicalmente quando sono passato alla scuola superiore, che era l’orgoglio del sistema scolastico di Filadelfia. Era frequentata da ragazzi orientati a proseguire gli studi all’università, ma era il posto più insulso e ridicolo che avessi mai visto; è stato come precipitare in un buco nero. Per prima cosa, vigeva una competizione estrema tra gli studenti, che è il modo migliore per controllarli.

C’era una graduatoria e tutti sapevano sempre esattamente a che livello erano: eri il terzo della classe e dovevi cercare di non diventare il quarto. Queste cose venivano inculcate in vari modi nella testa degli studenti, che dovevano sempre battere gli altri e guardarsi le spalle da chiunque.

Tutto ciò però non era affatto necessario ai fini dell’apprendimento e io lo sapevo perché venivo da un’esperienza completamente opposta. Ma il ruolo istituzionale della scuola nella società, data la struttura del potere esterno in cui svolge la sua attività è soprattutto quello di educare all’obbedienza e al conformismo, in modo che gli individui siano più facilmente controllabili e indottrinati.

N. Chomsky