Il figlio che non studia
Quando mi trovo davanti una mamma che mi chiede che cosa deve fare con suo figlio che non studia, io non so cosa rispondere.
Alzo le braccia, dico che non lo so. In realtà dovrei dirle: «Signora, deve cambiare tutto, il suo modo di vivere, di andare in vacanza, di spendere i soldi, di educare i figli, il suo modo stesso di lavorare, di occupare il tempo, di parlare, di vestirsi...»

Dovrei dirle che dovremmo cambiare il mondo. Ma si può dire una cosa simile?

A volte parto da una cosa piccolina, per esempio suggerisco:

«Cerchi di far spegnere due o tre ore al giorno il cellulare a suo figlio, almeno mentre fa i compiti».

E mi sento rispondere: e come faccio?

E questa rassegnazione che mi spaventa. Questo nostro dare tutto per ineluttabile. Abbiamo abdicato. Non reggiamo il nostro ruolo di genitori, non riusciamo a imporre nulla, a negare nulla.

Come possiamo dunque tenere saldo il nostro ruolo di insegnanti? Come può, la scuola, in totale controtendenza rispetto al resto della società, prendersi tutto il peso e, da sola, remare contro?

P. Mastrocola
da La scuola spiegata al mio cane