Un’estate piena di vuoto
L'importanza del vuoto per dare spazio alla comprensione.
Prima di cominciare ad assimilare i molti incontri di Anatomia Esperienziale è dovuto passare del tempo.

Cercavo di capire dove mi portavano, provavo a trovare una sintesi fra le diverse proposte esperite durante i fine settimana di volta in volta dedicati ad argomenti diversi. Cercavo i collegamenti con lo yoga che avevo fino ad allora praticato ed insegnato. Continuavo a condire il tutto con letture che non facevano altro che aprire nuovi file e prospettive più ampie. Non posso dire che mi mancassero strumenti di orientamento, una laurea in Lettere, un diploma di Yoga, un corso triennale di Naturopatia, ma continuavo a domandarmi cos’è il corpo, la mente, l’anima. È il corpo che insegna alla mente, è la mente che insegna al corpo?

E poi, finalmente un’estate piena di vuoto, rilassante, e forse la quadratura del cerchio, la risposta alle mille domande: non esistono un corpo e una mente (un’anima), bensì un “corpo animato e un’anima incorporata”.

La sensazione di comprendere arriva come un’onda di rilassamento, un lasciarsi andare sentendosi sostenuti dal corpo. L’Anatomia Esperienziale non è né fisica né mentale, per la reciprocità e specularità dei fenomeni. La mente (l’anima) è il supporto del corpo, ma anche viceversa; la mente è un effetto di rispecchiamento del corpo, ma anche viceversa.

La via che mi ha portato a comprendere e incorporare questi concetti è esperienziale, e i metodi possono essere molteplici. Ciò che conta è solo una una condizione di apertura, di scoperta e di confronto.

Olivia Casadei