La sua arte, come ironicamente disse al fratello, comportava «una verosimiglianza diversa da quella dei prodotti del fotografo timorato di Dio». Proprio per ottenere maggiore evidenza, la parte di realtà che lo interessava richiedeva a volte la distorsione, l’omissione e la sostituzione dei colori, ma nonostante questo a contare per lui era sempre il reale — la «verosimiglianza».
Pur di raggiungere un realismo più profondo egli era disposto a sacrificare il realismo naϊf, come il poeta che, sebbene meno fattuale e informativo di un giornalista nel descrivere un evento, può comunque rivelare verità che nell’interpretazione letterale del giornalista non troverebbero mai posto.