Il respiro dello spazio
Quali sono i fattori principali che determinano spazi di grande respiro.
A proposito del rapporto tra l’ambiente e la persona hai parlato di biunivocità, ci puoi spiegare cosa intendi?

Il sistema nervoso si struttura in modo da reagire allo spazio. Per esempio un animale in un canyon sente il pericolo e la sola cosa che può fare è uscire velocemente. Al contrario una situazione di visione laterale ampia induce al rilassamento del parasimpatico.

In una situazione di conflitto a fuoco i protagonisti eliminano la vista periferica, le sensazioni fisiche di dolore e i suoni, come l’aquila in picchiata sulla preda, e si concentrano sull’unica cosa utile a sopravvivere: colpire il bersaglio.

Nella situazione di benessere invece si apre la vista e si aprono anche tutti gli altri sensi.

Queste situazioni sono biunivoche: la tensione chiude lo sguardo, così come uno spazio chiuso crea tensione.

Ad esempio un giardino che chiude la visione laterale supporta uno stato di paranoia. Quanto più si apre invece, tanta più serenità sarà percepita dall’utente, che si sentirà parte di un mondo più ampio e amichevole. Per cui se c’è visione periferica il corpo si modificherà attivando il programma relativo.

Il sistema nervoso è la nostra membrana tra l’ambiente esterno e quello interno, i recettori recepiscono l’ambiente e gli effettori modificano l’interno di conseguenza.

Da architetto e insegnante di progettazione penso che l’utilità di questa esperienza sia stata nell’avvio di un processo di maggiore consapevolezza circa le implicazioni del nostro lavoro non solo sul disegno del paesaggio ma anche sul benessere delle persone e sul nostro. Quanto è importante lo stato neurofisiologico del progettista?

Dopo tutto l’elemento principale che determina il senso di ampio respiro di uno spazio, è la corrispondente condizione psicofisica del progettista, che semplicemente si manifesta attraverso il progetto.

Per questo motivo ho scelto di far sperimentare mediante tecniche corporee che aprono il respiro, le differenze di percezione dello spazio che derivano da un cambiamento di stato fisico. Per quanto si trattasse di un approccio piuttosto nuovo e, mi rendo conto, alquanto inusuale per dei progettisti, ciò che abbiamo notato è che tutti i partecipanti hanno sentito con chiarezza il cambiamento della propria percezione dello spazio e di conseguenza del proprio modo di progettare quest’ultimo.

Intervista dell'arch. R. Sicchi a J. Tolja
Dal libro: Verdisegni